venerdì 2 marzo 2012

TAV, ANCHE I LIBERISTI DICONO NO ALL’ALTA VELOCITA’


L’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, a suo tempo dichiarò che la mancata realizzazione dell’Alta Velocità in Val di Susa avrebbe significato due punti in meno di Pil per il Piemonte. Ma in molti non la pensano così e tra i critici non ci sono soltanto scalmanati no-global che in Val di Susa si chiamano no-Tav e vanno a sbattere contro gli scudi dei poliziotti in tenuta antisommossa. Ci sono anche tranquilli economisti, architetti, progettisti, ingegneri che pensano che quei miliarto per la Tav siano mal spesi.
Il dibattito sulla Tav è stato finora caratterizzato da un alto tasso di ideologia. E da scontri violenti. Pochi sono però entrati nel merito della questione, cercando di capire se la realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione possa effettivamente generare ricadute positive dal punto di vista economico. Gli autori ritengono che i benefici dell’opera, sia economici sia ambientali, siano inferiori ai costi. L’inesistenza di una domanda di trasporto, passeggeri e merci tale da giustificare la realizzazione della linea ad alta velocità trova riscontro nel fatto che non vi è alcun soggetto privato disposto ad investire le proprie risorse nel progetto, che sarebbe quindi finanziato interamente a carico del contribuente.
Di seguito, vi proponiamo uno studio dell’Istituto Bruno Leoni, un centro studi liberista che, nel lontano 2007, spiegò perché l’Alta Velocità non aveva alcun senso. Lo studio è di Andrea Boitani, Marco Ponti e Francesco Ramella.

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