domenica 28 aprile 2013

Quelle consorterie riservate di Enrico Letta

Enrico Letta

Tra i tanti cambiamenti che questa fase di rinnovamento avrebbe dovuto portare “per riavvicinare il Palazzo ai cittadini”, ci si sarebbe potuti attendere soprattutto una cosa: che mai più un alto rappresentante dello Stato appartenesse a consorterie riservate. E invece, ancora una volta, tocca constatare che in Italia tutto cambia affinché tutto rimanga esattamente com’è. Terminata la sciagurata esperienza del governo tecnico, presieduto da quel Mario Monti membro del Bilderberg, dell’Aspen e della Commissione Trilaterale, si è passati al governo di Enrico Letta. Che sarà anche giovane, ma ha la stessa abitudine del suo anziano predecessore a frequentare le combriccole di illuminati, nelle quali si discute di tematiche politiche ed economicherigorosamente “a porte chiuse”.
Enrico Letta, infatti, è membro di Aspen Italia, la succursale nostrana dell’Aspen Institute, un’organizzazione no-profit fondata nel 1950 da un gruppo di imprenditori e affaristi di Chicago sotto la guida di Walter Paepcke. L’obiettivo dichiarato dell’Aspen è, fin dalla sua fondazione, quello di “promuovere una leadership illuminata, un’ampia diffusione di idee e valori validi in ogni tempo e un dialogo di ampio respiro sulle tematiche contemporanee”. Aspen Italia invece è nata nel 1984 e a fondarla ha contribuito principalmenteGianni Letta, l’eterno sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei governi Berlusconi. Ne è presidente Giulio Tremonti, mentre il vicepresidente è proprio il futuro primo ministro italiano, quell’Enrico Letta che sembra tenace e determinato nel non voler sfigurare di fronte a suo zio.
Tra l’altro non è a tutti noto che la carica di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio è quella che gestisce sottobanco tutte i panni sporchi, mentre l’uomo front-end gira per convegni e conferenze stampa. In altre parole, è a questa carica ombra che relazionano i servizi segreti. E chi si è preso, costantemente, tutti i sottosegretariati alla Presidenza del Consiglio, dai primi governi Berlusconi ad oggi? In dipendenza dal colore politico, due nomi: Gianni Letta e Enrico Letta, che si sono avvicendati l’uno all’altro in un’eterna ruota della (s)fortuna. Se volete sapere qualcosa, qualsiasi cosa sui segreti che sono custoditi nei fascicoli ufficialmente inesistenti, dovete chiedere alla famiglia Letta. Magari sanno anche se la vostra fidanzata vi tradisce.
Ma andiamo avanti. Scorrendo l’elenco del Comitato Esecutivo Aspen, si trovano tuttavia altri nomi davvero interessanti, appartenenti al mondo della politica, del giornalismo, dell’imprenditoria e dell’economia: si va da Giuliano Amato a Lucia Annunziata, da Fedele Confalonieri a Umberto Eco, da John Elkann a Jean-Paul Fitoussi, da Franco Frattini a Emma Marcegaglia, da Paolo Mieli a Lorenzo Ornaghi, da Mario Monti aRomano Prodi. Anche tra i “Soci sostenitori” di Aspen figura gran parte del gotha economico-finanziario italiano (sia pubblico che privato) e internazionale: Acea, Brembo, Aeroporti di Roma, Mondadori, Allianz, Assicurazioni Generali, decine di banche (tra cui MPS, BNL, UniCredit, Popolare di Milano, Credit Suisse, Deutsche Bank), Confindustria, la Cassa Depositi e Prestiti, Ferrovie dello Stato, Fiat, Fincantieri, Finmeccanica, Impregilo, Lottomatica, Mediaset, la Rai, RCS, Google, Microsoft Italia ecc.
Quali sono  gli obiettivi che Aspen Italia persegue? “L’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del Paese attraverso un libero confronto tra idee e provenienze diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni”. Il tutto, ovviamente, attraverso “il confronto e il dibattito a porte chiuse”, come la stessa organizzazione ci tiene a specificare: “attorno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva”.
Ora, è evidente che finché non vengono dichiarate illegali, tutte le associazioni hanno diritto di esistere, e di essere frequentate da chi vi è ammesso. Ed è altrettanto indiscutibile che “riservatezza” non è sinonimo di massoneria deviata o terrorismo occulto. Tuttavia, il problema qui non è di tipo legale: il problema è politico. Può un ministro della Repubblica, o addirittura un Presidente del Consiglio, partecipare a riunioni riservate, in cui si affrontano temi di importanza strategica per il Paese, senza renderne conto al popolo? E chi ci garantisce che la sua attività di servitore dello Stato non venga condizionata dalle decisioni prese all’interno di quelle consorterie di cui non si sa praticamente nulla, se non che esistono? Tra l’altro, ad ogni persona dotata di un minimo di spirito critico il sospetto sorge spontaneo: praticamente, se si esclude D’Alema, tutti i premier dal 1996 a oggi (Amato, Prodi, Monti, Enrico Letta) sono membri del Comitato Esecutivo di Aspen, a cui vanno aggiunti ben 4 ministri o strettissimi collaboratori (Gianni Letta, Confalonieri, Frattini, Tremonti) dell’altro principale protagonista dell’ultimo ventennio italiano, Silvio Berlusconi. Delle due l’una: o Aspen Italia è infallibile nel reclutare le persone giuste nel momento giusto, oppure, forse, la capacità di influenzare le scelte politiche del nostro Paese gli va riconosciuta.
Non siete ancora convinti? Allora date un’occhiata alla lista dei membri di VeDrò, il think thank di Letta che ogni anno si riunisce a Dro, nel trentino. Toh, ci sono sia il neo Ministro per l’Agricoltura Nunzia De Girolamo, fedelissima di Berlusconi ma anche del marito piddino Francesco Boccia (fedelissimo a sua volta di Enrico Letta, per la serie “tutto in famiglia“), sia il neo Ministro per l’Ambiente Andrea Orlando, ma anche il vice designato di Letta, quell’Angelino Alfano che sembra stare a Berlusconi come Ambra Angiolini stava a Boncompagni, e pure il nuovo sottosegretario alla presidenza del consiglio Filippo Patroni Griffi, così come il nuovo Ministro per lo sport Josefa Idem, e pure il neo Ministro per le infrastrutture e per i Trasporti Maurizio Lupi. Mamma mia quante singolari coincidenze! E quella è solo la lista palese (forse anche da aggiornare)…

martedì 23 aprile 2013

QUALCOSA SI MUOVE


Forse sull’esempio dei cinque attivisti olandesi che in pieno giorno sono entrati in un allevamento di cani beagles per la vivisezione, si sono fatti fotografare, hanno portato al sicuro i cagnetti e poi si sono consegnati alle forze dell’ordine, a Milano sabato 20 aprile cinque attivisti del coordinamento “Fermare Green Hill” sono saliti al quarto piano della facoltà di farmacologia e si sono "barricati all’interno dello stabulario. Le loro intenzioni erano quelle di rimanervi ad oltranza, senza sapere come sarebbero andate le cose, ma alla fine la loro occupazione è durata dieci ore.

Nel frattempo, all’esterno dell’università si era formata spontaneamente, grazie al tam tam del web, una folla di simpatizzanti, cosa che deve aver influenzato le decisioni della direttrice del centro di ricerca, nonché la linea morbida dei poliziotti sopraggiunti, che si sono limitati ad identificare gl’intrusi.  L’evento ha dell’incredibile soprattutto perché la direttrice ha promesso che tutti gli animali presenti saranno consegnati agli animalisti, e non solo il centinaio di topi e i 17 conigli che i cinque attivisti avevano già messo negli scatoloni per portarli con sé.

A Bologna anni fa mi capitò quasi la stessa cosa: entrato una domenica mattina, con altre persone, nel macello comunale, ne uscii con un montone che era sopravvissuto alla strage di Pasqua e, sebbene poco fuori dal cancello qualcuno mi strappasse il cappotto per cercare di fermarmi, con me che correvo tenendo in braccio il grosso agnello, nessuno venne a cercarmi nei giorni seguenti e nessuno di noi ricevette avvisi di garanzia. Anche il conducente della macchina su cui avevo caricato la pecora non fu raggiunto dalla polizia che si era messa ad inseguirlo. Evidentemente, gli animali, da macello o da vivisezione, hanno talmente poco valore per i loro aguzzini che non vale la pena darsi da fare per recuperarli. 

Tuttavia, a me sembra strano che un medico a capo di un dipartimento di farmacologia possa prendere questa decisione senza il consenso dei suoi colleghi e dei ricercatori impegnati negli esperimenti, a meno che non l’abbia fatto sotto la pressione di un centinaio di manifestanti ostili e rumorosi, che magari gridavano slogan fuori dalla struttura.
Non sarebbe la prima volta che i vivisettori cedono gratuitamente ratti e topi agli animalisti, in particolare a Massimo Tettamanti che ha spesso contatti con i ricercatori, anche perché i roditori sono così prolifici che si sta poco a ricostituire il quantitativo di cavie necessarie. 

Anche se eravamo a conoscenza dei metodi di lotta nonviolenta, in cui è previsto che le azioni vengano fatte alla luce del sole assumendosi le proprie responsabilità, ai miei tempi eravamo soliti entrare di notte nei laboratori, scassinando porte e finestre. Ci firmavamo A.L.F. come facevano i nostri colleghi in Gran Bretagna e in altri paesi anglofoni.

Nonostante la concitazione inevitabile dell’agire al buio, del timore d’essere scoperti e con solo qualche torcia da speleologi sistemata sulla fronte, riuscivamo a portar via in sacchi di juta e scatoloni molti animali, alcuni dei quali morivano in breve tempo per le ferite riportate in laboratorio o per la nostra imperizia, mentre altri si riproducevano tranquillamente nelle gabbie per essi predisposte, fino alla loro successiva finale sistemazione. 

Avevo preso una stalla in affitto, per questo. Siccome il contadino che me l’affittò ora è morto, vale il principio Mors omnia solvit, oltre al fatto che i nostri reati sono caduti in prescrizione, dato che io sto parlando degli anni ’90. Nei forum di discussione sul web in merito alle liberazioni di cavie, fatte alla luce del sole o a quella della luna, c’è sempre qualcuno che rimprovera gli attivisti di oscurantismo, cioè di voler far fare un salto indietro alla ricerca di cure per le malattie. Si tratta ovviamente di un ragionamento specista, ben radicato nella mente di studenti di medicina ma anche di gente qualunque e l’unica risposta che si può dare a queste persone è il piombo delle pallottole.

Lo dico con cognizione di causa e dopo aver conosciuto simili ottusi individui da almeno una quarantina d’anni: tutti fatti con lo stampino e scontati nelle loro insulse obiezioni. 

Io non starò a ripetermi all’infinito, perché con gli stupidi stare a discutere è tempo perso, ma posso qui spiegare ai miei affezionati lettori che la tortura inflitta agli animali nel chiuso dei laboratori va abolita per due grandi, principali motivi. Due scuole di pensiero entrambe valide. Primo, per motivi etici, in quanto un essere umano non può piegare la propria umanità alle motivazioni del profitto economico e, secondo, per motivi scientifici, in quanto i risultati ottenuti dalla tortura di piccoli mammiferi non sono predittivi per l’organismo umano.
Intanto va notato che gli esperimenti vengono fatti al chiuso, a differenza di ">Galeno che li faceva all’aperto, e ciò non per questioni di praticità e di asetticità ambientale,  ma per il fatto che se i vivisettori si permettessero di torturare cavie in luoghi aperti al pubblico, verrebbero fatti a pezzi dalla folla. Da me di sicuro, se capitassi da quelle parti in quel momento. I sadici che nel Meridione d’Italia impiccano cani e gatti agli alberi, lo fanno stando ben attenti a non farsi vedere. I vivisettori lo fanno stando ben attenti a non farsi vedere da personale estraneo al laboratorio, ma siccome in entrambi i casi oltre ad essere sadici sono anche vanesi, si fanno le foto tra loro come i militari di Abu Graib e le mettono in rete, così che anche noi possiamo vedere le loro efferate prodezze. 

I ricercatori sono talmente avulsi dalla realtà, come i nostri politici di Montecitorio, che pensano che tutto il mondo stia dalla loro parte e quando qualcuno solleva obiezioni al loro esecrando operato sono capaci anche di offendersi. Se poi qualcuno non si limita a sollevare obiezioni, ma gli saccheggia il laboratorio come ho fatto io molte volte, si mettono a gridare allo scandalo levando alti lai.

Si comportano come i cacciatori che, leggendo solo le loro riviste e frequentando solo i loro circoli, pensano di essere al centro del mondo e non hanno orecchi per tutti gli altri. Nel caso della caccia, la maggior parte degli italiani è contraria e la pervicacia dei cacciatori è palese, ma nel caso della vivisezione non sappiamo se la maggior parte della gente è contraria perché le campagne propagandistiche delle industrie farmaceutiche, attuate da decenni con la collaborazione di tutti i mass-media, hanno prodotto l’ottimo risultato – per loro – di ottenere un esercito di minus habens ignoranti e cattivi, oltre che ingannati. Tra caccia e vivisezione, quindi, è solo un problema di percentuali, ma qualcosa sembra stia cambiando. Nei laboratori vengono usati principalmente roditori, per la loro prolificità, anche se in molti centri di tortura si usano i maiali, riconosciuti come molto simili all’uomo. In caso di lauti finanziamenti da parte di Stato e privati, si usano le scimmie, sempre con il pretesto di usare organismi il più possibile simili alla fisiologia umana. A questo punto, potrebbero superare la barriera e servirsi direttamente di esseri umani, come descritto nella migliore letteratura horror.
E infatti, senza troppo clamore, lo fanno, per lo meno nei casi di cui si è venuti a conoscenza: detenuti a cui vengono offerti sconti di pena se provano certi medicinali; orfani, anziani e malati di mente a cui gli psichiatri somministrano medicinali che non hanno finito la trafila della sperimentazione; popolazioni del terzo mondo a cui si fanno provare vaccini e altre diavolerie a loro insaputa.

Qualsiasi persona può diventare cavia dei vivisettori, anche i loro stessi connazionali, specie se si tratta di sperimentazioni militari, ché tanto abbiamo visto con le torri gemelle quanto rispetto le istituzioni abbiano nei confronti dei loro concittadini.

L’antropocentrismo di matrice religiosa offre la base culturale allo svolgersi di manipolazioni cruente in cui gli animali abbiano la parte di oggetti, mentre i ricercatori quella di soggetti. Siccome nella mente delirante dei vivisettori, che, come già accennato, perdono il senso della realtà entrando in un mondo tutto loro, la barriera psicologica del rispetto della vita umana è fragile, abbiamo avuto casi come il dottor Mengele che è passato dallo sperimentare su cavie animali allo sperimentare su cavie umane, perché le autorità naziste glielo consentivano. Poiché ufficialmente le autorità attuali, in queste democrazie che sono in realtà dittature occulte, non permettono la vivisezione su esseri umani, ecco che i ricercatori devono fare le cose di nascosto, nel momento in cui intravedono la possibilità di farla franca.

Se si tratta di strutture militari la faccenda è ancora più facile perché per esempio, con la scusa della sicurezza nazionale, negli USA sono state abolite molte garanzie per il cittadino e con la scusa della ricerca di nuove e più efficaci armi, si può soprassedere anche alla salubrità dell’ambiente e alla sicurezza della popolazione civile, come il caso del MUOS di Niscemi la cui costruzione va avanti nonostante il parere contrario del sindaco. Per non parlare di ciò che sta succedendo a Quirra, in Sardegna. Insomma, il profitto, fatto passare per progresso della scienza, porta migliaia di servitori delle multinazionali farmaceutiche a tormentare milioni di esseri indifesi, con la complicità della classe politica, già corrotta di suo, e tra l’indifferenza della massa di beoti che si lasciano prendere in giro. Ora, nei confronti di questi ultimi, che sono tutt’attorno a noi e che incontriamo al supermercato, negli uffici postali e a spasso per la strada, non so se devo provare più pena o rabbia, giacché se fossero solo ignoranti e ingannati li potrei anche perdonare, ma siccome molti di loro si piccano di controbattere alle nostre giuste rivendicazioni, accampando i soliti discorsi triti e ritriti, basati sul più becero specismo, vorrei prenderli per il bavero e sbattergli il muso nel sangue che esce dalle ferite delle cavie, mettergli le graffette negli occhi come nel film “Arancia meccanica” e costringerli a guardare le scene di tortura nei laboratori.
Tortura fatta per il “bene dell’umanità”, affinché i pazienti possano ingozzarsi di medicine le quali, se anche non li faranno guarire, di sicuro faranno arricchire i criminali che le hanno messe sul mercato.

Cornuti e mazziati, come dicono in Meridione. I cinque attivisti che sono entrati nel Dipartimento di farmacologia a Milano rappresentano la punta più avanzata di un movimento di ribellione contro l’inganno globale. Rappresentano la speranza che le cose possano cambiare, che gli stupidi possano essere messi nelle condizioni di non nuocere e che gli uomini possano guadagnarsi il titolo di umani. “Restiamo umani”, diceva Vittorio Arrigoni. 

Diventiamo umani, dico io, perché ancora non lo siamo.   

lunedì 22 aprile 2013

RODOTÀ DISTRUGGE SCALFARI


La lettera a Repubblica

Questa la lettera di Stefano Rodotà a Eugenio Scalfari, che lo aveva pesantemente attaccato per la sua scelta di offrire il fianco al Movimento 5 Stelle:

domenica 21 aprile 2013

PD _ "Il vero, ma inconfessabile, obiettivo era l’accordo con Berlusconi“.

curzio maltese

La scelta del Pd di escludere a priori la candidatura di Rodotà ha una sola possibile spiegazione. Il gruppo dirigente del Pd non ha mai voluto un accordo con Grillo, ha soltanto messo in scena una lunga manfrina per far contento il popolo. Il vero, ma inconfessabile, obiettivo era l’accordo con Berlusconi“. Curzio Maltese su Repubblica, 21 aprile 2013.

sabato 20 aprile 2013

Una scorta sul web per il Presidente della Camera. Il Coisp: “La Polizia è al sevizio dei cittadini, non possono esserci privilegi per chi può arrivare prima”

laura-boldrini
“Nel massimo del rispetto e della considerazione di chi ritiene di aver subito un torto e dei validi motivi per cui richiede l’intervento delle Forze dell’Ordine, ci troviamo di fronte ad una situazione che ci costringe a porre l’accento su come la Polizia di Stato NON sia al servizio di tutti i cittadini, indistintamente e senza preferenze per chi può arrivare prima degli altri seguendo diverse strade. Ancora più importante, quanto sconfortante, è dover evidenziare che, nella drammatica carenza di uomini, mezzi e risorse in cui già operiamo dovendo fornire la migliore risposta a quanti hanno diritto di vedere tutelati i propri diritti, anche solo pensare di poter avere a propria esclusiva disposizione parte di quei già pochi uomini, mezzi e risorse, rappresenta un privilegio intollerabile, che nessuno si dovrebbe concedere e meno che mai un Rappresentante Istituzionale chiamato a dare l’esempio e che ha da subito ha voluto connotare il proprio impegno come una lotta alla casta nel rispetto degli italiani. Parlare così, e poi pretendere una ‘scorta’ anche sul web è qualcosa che lascia ben più che perplessi”.
E’ quanto afferma Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia,a proposito di una vicenda che ha riguardato l’Onorevole Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati, in merito ad alcune foto comparse su un social network ritenute lesive della sua immagine anche e soprattutto istituzionale.
Il Coisp, per bocca del suo Segretario Generale, ha voluto esprimere la massima solidarietà all’Onorevole Boldrini per le offese subite, lamentando tuttavia l’evoluzione della vicenda che ha portato a un repentino intervento della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni sguinzagliata a caccia di chi ha avuto a che fare con le foto in questione, con una sorta di sconvolgimento dell’attività del Compartimento nella giornata di domenica 14 aprile e, soprattutto, alla successiva creazione di una task force a disposizione del Presidente della Camera, che impegna una intera sezione del Compartimento della Polizia Postale del Lazio, che scandaglia la rete alla ricerca di eventuale materiale offensivo. In pratica una sorta di “scorta” sul web, che si aggiunge alla vasta tutela già assicurata al Presidente della Camera dei Deputati, presso cui opera anche un Ispettorato di Ps il cui dirigente, Gaudenzio Truzzi, appena ieri è stato messo fulmineamente in “disponibilità”.
“Sembrerebbe inutile evidenziare l’inopportunità di una tale situazione – aggiunge Maccari -, ma evidentemente inutile non è! La Polizia Postale svolge indagini delicatissime a contrasto di crimini atroci, che calpestano nella maniera più vile ed insidiosa beni tra i più preziosi di questa società, e la lotta alla pedofilia ne è il migliore degli esempi. Senza contare anche la mole di denunce legittime e giustificate di cittadini che subiscono i torti più vari. Tra queste migliaia di denunce, non c’è, incomprensibilmente, anche quella dell’Onorevole Boldrini, la cui vicenda, forse, si è pensato di poter gestire diversamente da come avviene per tutti gli altri italiani, che attendono pazientemente i frutti dell’instancabile ed encomiabile lavoro dei colleghi. Ebbene, gravare di un incarico senza precedenti questa preziosa ed oberata articolazione della Polizia di Stato, come tutte le altre assillata da carenze gravissime, e oltre tutto a fronte di pericoli e soprusi che i cittadini subiscono e che spesso sono ben più gravi di quello in questione, è quanto di più irresponsabile si potesse fare. Lo diciamo con il tutto il rispetto possibile nei confronti della figura istituzionale, ma con tutte le giustificate perplessità che il caso impone”.
“Il primo di aprile – ricorda Maccari in conclusione – avevamo scherzosamente inventato una vicenda simile. Avevamo anche detto, con amara ironia, che forse sarebbe potuto accadere veramente… non ci aspettavamo che succedesse così presto”.

venerdì 19 aprile 2013

“Non capisco cosa voglia questa gente”


 finocchiaro by Patri
La frase della Finocchiaro infastidita dalle contestazioni su Marini: “non capisco cosa voglia questa gente”,vale più dei milioni di parole che vengono spesi sulla crisi del PD. E’ una finestra panoramica aperta su un ceto dirigente ormai chiuso in se stesso, intento ai propri interessi e privilegi e del tutto distaccato dal proprio elettorato, ma anche dalla costellazione di idee e progettualità politiche che dovrebbe esprimere. Un ceto dirigente che è stato completamente spiazzato dall’emergere del grillismo, non tanto per la necessità di dover trattare alla pari con dei “parvenu” poco esperti di pratiche e prassi legate agli arcana imperi, quanto per lo scompaginamento di quella logica bipolare che permetteva di suscitare facilmente i sentimenti di appartenenza e di giocare sulla più elementare dialettica amico-nemico. Il terzo incomodo ha reso il gioco più complicato e ha rivelato una classe dirigente inadeguata a giocarlo.

Del resto per molti anni questa progressiva trasformazione in casta, in razza padrona ad imitazione di quella democristiana, si è consumata al riparo dell’opposizione a Berlusconi, più presente nelle parole che nei fatti; così come dietro il paravento di nequizie di Arcore, è stata anche mimetizzata la perdita di idealità, lo sfaldamento progettuale e l’adesione alle idee guida liberiste. Ma con la crisi e il declino del Cavaliere, avvenuto più che nelle urne nell’immaginario, tutti i limiti e la modestia del ceto dirigente del centro sinistra hanno cominciato a mostrarsi: dalle primarie ai referendum appoggiati obtorto collo all’ultimo minuto, sono cominciate le scosse telluriche che tuttavia sono state ignorate fidandosi della potenza di Berlusconi nel suscitare repulsione e dunque anche appoggio ai vizi e alle insufficienze della classe dirigente. L’inasprirsi  della crisi, l’abbandono narcotico nelle braccia di Monti hanno però mutato radicalmente la situazione ed esigono non solo il ritorno a un minimo di idee chiare e distinte sulla società italiana, ma anche una dialettica interna ed esterna molto più sofisticata:  l’idea di cavarsela con un Marini qualsiasi, dettato da Berlusconi e imposto in direzione dagli eterni ras ha subito risvegliato una base che al contrario del vertice sta acquisendo una consapevolezza che pareva scomparsa.
Ecco da dove nasce la stizza della Finocchiaro che è un po’ l’allegoria vivente di questa classe dirigente arrogante e barricata nel passato oltre che nei suoi giri di potere. In effetti la Finocchiaro non capisce proprio cosa voglia la base e come osi mettere bocca su deliberazioni prese dal raffinato pensatoio piddino. Qualcosa di straordinariamente stolido, così come è patetico il “boh” di Bersani ieri alla prima votazione e inqualificabile l’opportunismo renziano nel trasformarsi nel giro di sei ore da entusiastico fautore dell’inciucio a nemico di Marini che appunto era il garante delle larghe intese.
La vecchiaia non è sempre questione di età. E tuttavia in questo caso, nella ribellione al pateracchio con il Cavaliere, è venuta alla luce, forse mai così chiara, la differenza tra un vertice legato alle ritualità di sempre e la capacità di una base in grado di mobilitarsi attraverso la rete. Insomma la frattura ha attraversato anche un divide generazionale tra chi usa la nuova comunicazione e chi invece magari la conosce, ma non la capisce. Dieci anni fa Marini sarebbe probabilmente passato e se non lui il personaggio coi baffi che magari lo voleva usare come apripista. Oggi non è più possibile: non tutti i Grillo vengono per nuocere.

mercoledì 17 aprile 2013

Disfarsi gratis e legalmente della vecchia tv, frigorifero e lavatrice


Disfarsi-gratis-e-legalmente-della-vecchia-tv-frigorifero-lavatrice-e-di-tutti-gli-apparecchi-obsoleti-

Ogni commerciante che vende un apparecchio elettrico o elettronico è obbligato a ritirare quello vecchio: l’acquirente infatti paga una tassa apposita, il contributo RAEE.
Quando si acquista un elettrodomestico, piccolo o grande che sia, spesso ci si chiede come disfarsi di quello vecchio, specie se inservibile.
Questi prodotti, infatti, non possono essere gettati nel comune cassonetto della spazzatura. Bisognerebbe contattare dei centri di raccolta specifici; in pochi lo sanno e in pochissimi lo fanno. Così spesso ci si rivolge a “qualcuno che ha un furgone”, accettando implicitamente che l’elettrodomestico finisca in qualche discarica abusiva o nella campagna più vicina, occultato nella vegetazione.
Ma esiste una modalità di smaltimento molto più semplice e per giunta legale per la quale, tra l’altro, il cittadino ha già pagato. Quando si acquista un elettrodomestico, il rivenditore è obbligato a ritirare gratuitamente quello vecchio di cui ci si deve disfare, indipendentemente dal fatto che l’apparecchio obsoleto sia stato a suo tempo venduto da un altro soggetto [1]. È comunque tenuto a farlo sol perché è stato comprato un nuovo apparecchio.
Unica condizione è che l’apparecchio che si intende restituire sia equivalente a quello acquistato. In altre parole, se si compra un tostapane, non si può restituire un frigorifero.
Ogni volta che si acquista un’apparecchiatura elettrica o elettronica [2] – un frigorifero, un televisore, un cellulare, un computer ecc. – il prezzo pagato comprende il cosiddetto contributo RAEE [3]: si tratta di una tassa preventiva che servirà a sostenere i costi di raccolta, trattamento, recupero e smaltimento del prodotto una volta giunto a fine vita.
Il consumatore, cioè, nel momento in cui acquista questo tipo di beni, paga già le spese legate alla loro dismissione: è per questo che non dovrà sborsare alcuna somma ulteriore nel momento in cui intenda disfarsene.
Molti rivenditori, però, non conoscono tale normativa o volutamente la violano, rifiutandosi di ritirare il vecchio elettrodomestico o accettando di farlo solo dietro pagamento.
È bene sapere che il rivenditore è obbligato per legge e, se si rifiuta di ritirare l’apparecchio elettrico o elettronico a titolo gratuito, è punibile con una sanzione amministrativa da 150 a 400 euro per ciascuna apparecchiatura non ritirata o ritirata a titolo oneroso [4].
[1] In base all’art. 6, c. 1, lett. b, “i distributori assicurano, al momento della fornitura di una nuova apparecchiatura elettrica ed elettronica destinata ad un nucleo domestico, il ritiro gratuito, in ragione di uno contro uno, della apparecchiatura usata, a condizione che la stessa sia di tipo equivalente e abbia svolto le stesse funzioni della nuova apparecchiatura fornita”.
[2] Le cosiddette AAE, acronimo di apparecchiatura elettrica o elettronica: in base a quanto disposto dall’art. 3, c. 1 lett. a del d.lgs. n. 151 del 25.07.2005, rientrano in questo ambito le apparecchiature che dipendono, per il loro funzionamento, da correnti elettriche o da campi elettromagnetici e le apparecchiature di generazione, di trasferimento e di misura di questi campi e correnti, appartenenti alle categorie di cui all’allegato 1 A del d.lgs. n. 151 del 25.07.2005.
[3] Acronimo di “rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche”.
[4] Art. 16, c. 1 del d.lgs. n. 151 del 25.07.2005.

Tratto da http://gek60.altervista.org

domenica 14 aprile 2013

I Diritti Umani non dovevano esistere. Non li meriti.

E’ stata la pensata peggiore della Storia. L’idea che tu abbia dei diritti dalla nascita. I Diritti Umani. No, no, e no.
Noi abbiamo solo i diritti per cui siamo disposti a combattere e per cui abbiamo combattuto.
Finisci in ospedale con un cancro e ti metti a sbraitare che ci sono liste d’attesa o che non ti fanno la morfina. Ti sta bene. Tu dici di aver diritto alla salute. Sai, hai 67 anni e per 50 di questi 67 che cazzo hai mai fatto per la Sanità? Ti sei mai occupato di morte e del morire? Hai mai lottato un solo giorno per capire come funziona il sistema? Hai mai voluto occuparti di malattia? No, ti toccavi i coglioni al solo sentirne parlare. Ora hai un cancro, cazzi tuoi. Crepa e soffri, te lo meriti. Sai, quelli come Bruna B. che invece se ne sono occupati da sempre, oggi sono ridotti al lumicino, li hanno massacrati di cause, di umiliazioni, sono soli, derisi.
Tuo figlio è stato picchiato a morte dalla Polizia. Ti sta bene. Tu dici di aver diritto al rispetto dei diritti umani. Ma che cazzo hai mai fatto per capire come sradicare il fascismo dalle forze dell’ordine? Te ne sai mai occupato? No. Bene. Zitto e passi lunghi e ben distesi. Sai, quelli come Samantha Comizzoli che invece se ne sono occupati da sempre oggi sono ridotti al lumicino, li hanno massacrati di cause, di umiliazioni, di minacce.
Oggi la tua aziendina sta fallendo, le banche ti snobbano e non c’è domanda di prodotti. Tu dici di aver diritto al reddito. Ti vuoi suicidare dietro al capannone? Ottimo, fallo e non rompere più i coglioni con le tue lagne. Ti sei mai occupato di economia? Noiosa eh? Hai mai dato una lira e quei pazzi che già 20 anni fa rischiavano il culo per denunciare i Poteri sovranazionali? Hai mai voluto spendere una singola domenica a leggerti, che so, Keynes? Nooo, la domenica c’è la Juve. Ok, fottiti. Sai, quelli come Parguez che invece se ne sono occupati da sempre, oggi sono ridotti al lumicino, li hanno isolati, hanno perso il reddito, la carriera, tutto.
Che merda vivere con la Mafia eh? Tu dici di aver diritto alla sicurezza. Ma fammi capire: conosci Peppino Impastato? Perché tu sei lì a casa e lui è morto? Hai mai fatto una fiaccolata per lui? No? Allora vai a fare in culo vigliacco. I popoli, quando i coglioni li avevano, si sono sempre liberati dalla tirannide da soli, col proprio sangue. Hai paura? Ok, crepa da vile “ominicchio”, e Peppino ti piscerà in testa da lassù.
Non abbiamo nessun diritto, se non quelli per cui abbiamo combattuto. Basta vivere a scrocco del coraggio, del sacrificio, della rovina, della morte di quelli che sono vissuti per dare a te i tuoi fottuti diritti. Non li hai. Non devi averli. Povero stronzo. Povera stronza.
L'idea stessa che uno/una abbia diritti dalla nascita porta a una sola cosa: che uno/una passi la vita a fare un emerito porco egoista cazzo per la comunità, tanto... ci sono i diritti, vero? No. Non ci sono. Tutto quello che ti capita, di male, te lo meriti. Crepa. Le eccezioni a questo sono nell'ordine dello 0,2% di voi stronzi. Per loro le lacrime non saranno mai sufficienti.

mercoledì 10 aprile 2013

Madrid Río: la spina verde che fa respirare la capitale spagnola

Un milione di metri quadri di parco ospitano 33mila alberi, decine di impianti sportivi e punti di ritrovo per i cittadini


Madrid Río: la spina verde che fa respirare la capitale spagnola

Dove circolavano 250mila auto al giorno, ora c’è un parco lineare,un corridoio verde che si estende da El Pardo a Getafe, unendo boschi, spazi verdi, giardini storici e parchi urbani che erano dispersi e senza connessioni fra essi. Succede a Madrid, dove, dopo anni di lavoro, sei chilometri di autostrada M-30 sono stati interrati, liberando dal traffico e dall’inquinamento atmosferico e acustico i quartieri popolari della zona sud della capitale.
Il progetto di Madrid Río – che non ha eguali nelle grandi metropoli europee – ha creato un corridoio verde sulle rive del fiume Manzanares, collegandolo a altri cinque parchi cittadini distribuiti nella città. In questo “polmone” verde della capitale spagnola sono ospitati 33mila alberi di 50 specie diverse (fra cui spiccano alcuni splendidi uliveti cittadini), campi da calcio, piste per il pattinaggio e per lo skate, pareti di arrampicata. Un sesto del milione e 200mila metri quadri di superficie del parco è occupato da prati.
Naturalmente in uno spazio del genere non potevano mancare le piste ciclabili: 30 i chilometri percorribili in sella all’interno del Madrid Río. Oltre ai numerosi impianti sportivi, nel Parco vi sono tre importanti centri culturali. Nel lungo percorso dalla progettazione iniziata nel 2003 alla conclusione dei lavori avvenuta due anni fa nulla è stato lasciato al caso. La città di Madrid ha installato 5.506 panchine, 63 fonti d’acqua , 637 stalli per le bici e 8.528 lampioni. Per facilitare l’osmosi dei flussi fra i quartieri situati da una parte all’altra del Manzanares sono state create numerose passerelle che integrano i ponti preesistenti. Un progetto lungimirante che ha riportato in strada i madrileni. E un nuovo asse verde per far respirare gli oltre tre milioni di abitanti della capitale iberica.

martedì 9 aprile 2013

I golpisti #CommissioniSubito



Il golpe è iniziato da anni. Un golpe alla luce del sole per delegittimare e svuotare il Parlamento. L'Italia non è più una repubblica parlamentare, come previsto dalla Costituzione, ma una repubblica partitica. I partiti hanno sostituito la democrazia. La volontà popolare è diventata una barzelletta. La delegittimazione del Parlamento è avvenuta in due mosse. Il Governo, che dovrebbe governare, ha di fatto sostituito l'attività parlamentare e legifera attraverso i decreti legge, provvedimenti provvisori avente forza di legge, che dovrebbero essere adottati SOLO in casi straordinari di necessità e urgenza dal Governo, ai sensi dell'art. 77 della Costituzione. La seconda mossa è stata la nomina diretta dei parlamentari da parte dei segretari di partito grazie al Porcellum. I partiti hanno occupato il Parlamento con delle sagome di cartone e spossessato della sua funzione legislativa. Se questo non è un golpe cosa lo è?
La situazione si è aggravata dopo la "non sfiducia" a Rigor Montis, che si è "non dimesso" (in effetti è ancora in carica...). Da metà dicembre il Parlamento è entrato definitivamente in coma, ormai ha un encefalogramma piatto. Scioglimento delle Camere anticipato (e non necessario), nuove elezioni e dopo quattro mesi non sono ancora state formate le Commissioni parlamentari che hanno il compito di esaminare i disegni di legge. Non c'è alcun impedimento costituzionale o di altro tipo per istituirle, ma i partiti non le vogliono. Il motivo è semplice. In Parlamento c'è ora un nuovo arrivato, un imprevisto, il M5S che vuole avviare al più presto una serie di leggi che per pdl e pdmenoelle sono come l'aglio per i vampiri. Legge sul conflitto di interessi, legge anti corruzione, applicazione della legge sulla ineleggibilità, legge per togliere con effetto retroattivo da questa legislatura il finanziamento pubblico ai partiti, eccetera, eccetera.
La ragione (inesistente) per non fare le Commissioni è che non c'è un Governo. Una balla ad uso pdlpdmenoelle. Grazie a questa fandonia si potrebbero ottenere risultati da Guinnes dei primati. O un Parlamento bloccato fino alla formazione del prossimo Governo a fine maggio (dopo la nomina del presidente della Repubblica) con l'Italia da dicembre 2012 a giugno 2013 senza un Parlamento effettivo. In più dopo giugno arriva l'estate con la chiusura di 40 giorni di Camera e Senato per le vacanze. O un'ipotesi ancora peggiore: le elezioni a giugno con un Parlamento in attività solo da fine 2013. Un anno di blocco. Il MoVimento 5 Stelle vuole un Parlamento in pieno esercizio da ora. Il Paese è al collasso e l'attività legislativa è bloccata. Un suicidio. Commissioni subito o partiti commissariati. Il Parlamento deve ritornare a essere sovrano.
#CommissioniSubito: partecipa alla discussione su Twitter: