venerdì 29 marzo 2013

Senatori che non mollano l'osso

Senatori doppi incarichi
di Andrea Montefiori

 Senatore e consigliere regionale, Senatore e assessore, Senatore e sindaco. E le combinazioni possono essere anche più fantasiose ancora. Si può arrivare perfino a tre incarichi istituzionali svolti in contemporanea (da far invidia a Padre Pio, in quanto a dono dell'ubiquità). In un momento storico in cui il tema dei "tagli ai costi della politica" è una priorità (reale o solo di facciata), ci sono parlamentari che percepiscono stipendi, indennità, gettoni di presenza e vitalizi mentre siedono comodamente su due o più poltrone. Senza contare i rimborsi per le spese per alloggio, per il vitto, per lo staff. E se proprio dovesse capitare di dover pagare, non mancano diffuse scontistiche o, talvolta, con ti gratis offerti dai ristoratori compiacenti.
 I parlamentari, senatori o deputati che siano, non possono presiedere più di un seggio istituzionale. Lo dice il 122mo articolo della Costituzione. lo ribadiscono gli articoli 1 e 2 della legge 60/1953 (almeno nel loro senso generale), l'articolo 62 del decreto legislativo 267/2000 e lo afferma a più riprese anche la Corte Costituzionale. Eppure, ci risulta che siano più di trenta (almeno! perché magari ce ne sono altri) i Senatori che non si accontentano di una sola "cadrega". Senatori "incostituzionali", per così dire:

COGNOMENOMEPARTITOINCARICHI
AielloPietroPDLSenatore; Assessore regionale (Calabria)
AlbertiniGabrieleCon Monti per l'ItaliaSenatore; Parlamentare europeo
ArrigoniPaoloLega NordSenatore; Sindaco Calolziocorte (LC); Consigliere della Provincia di Lecco
BellotRaffaelaLega NordSenatore; Consigliere comunale a Pedavena (BL)
BilardiGiovanniGrande SudSenatore; Consigliere regionale in Calabria
BisinelliPatriziaLega NordSenatore; Consigliere comunale a Castelfranco Veneto (TV)
BitonciMassimoLega NordSenatore; Consigliere comunale a Cittadella (PD)
BrigliaClaudioPDSenatore; Sindaco di Crevalcore (BO)
CandianiStefanoLega NordSenatore; Consigliere Comunale a Tradate (VA)
CardinaliValerdiaPDSenatore; Assessore comunale a Perugia
CardiniAntonioPDLSenatore; Assessore regionale in Calabria
CassanoMassimoPDLSenatore; Assessore regionale in Puglia
CentinaioGianmarcoPDLSenatore; Assessore comunale a Pavia
CirrinnàMonicaPDLSenatore; Consigliere comunale a Roma
CompagnoneGiuseppePDLSenatore; Sindaco di Grammichele (CT)
ConsiglioNunzianteLega NordSenatore; Assessore comunale di Cazzano Sant'Andrea (BG)
D'AddaEricaPDSenatore; Consigliere comunale di Busto Arsizio (VA)
D'AnnaVincencoPDLSenatore; Consigliere comunale di Santa Maria a Vico (CE)
De MonteIsabellaPDSenatore; Sindaco di Pontebba (UD)
GaravagliaMassimoLega NordSenatore; Consigliere comunale di Marcallo con Casone
MantovaniMarioPDLSenatore; Sindaco comunale di Arconate (MI)
BruniFrancescoPDLSenatore; Consigliere della Provincia di Lecce, Consigliere comunale a Otranto
ChiavaroliFedericaPDLSenatore; Consigliere comunale a Pescara
CuccaGiuseppe Luigi SalvatorePDSenatore; Consigliere regionale in Sardegna
Dalla TorMarioPDLSenatore; Vicepresidente della Provincia di Venezia
FavieroNicolettaPDSenatore; Consigliere comunale a Biella
FerraraElenaPDSenatore; Consigliere comunale a Oleggio
FornaroFedericoPDSenatore; Sindaco di Castelletto D'Orba; Consigliere della Provincia ad Alessandria
FravezziVittorioAut (SVP,UV,PATT,UPT) PSISenatore, Sindaco di Dro, Componente del Consiglio delle Autonomie della Provincia Autonoma di Trento
IurlaroPietroPDLSenatore; Consigliere comunale di Francavilla Fontana; Consigliere regionale in Puglia
LangellaPietroPDLSenatore, Assessore nella Provincia di Napoli
LanieceAlbertAut (SVP,UV,PATT,UPT) PSISenatore, Assessore regionale in Valle D'Aosta
ManasseroPatriziaPDSenatore, Consigliere comunale a Cuneo
MunearoEmanuelaLega NordSenato, Consigliere comunale Ledinara
ManarinMarcoPDLSenato; Consigliere comunale di Padova
PanizzaFrancoAut (SVP,UV,PATT,UPT) PSISenato; Assessore Provincia autonoma di Trento
PiccoliGiovanniPDLSenato; Sindaco di Sedico
SpilabotteMariaPDSenato; Consigliere comunale a Frosinone
StefànoDarioSinistra Ecologia e LibertàSenato; Assessore regionale in Puglia
SustaGianlucaScelta civica per l'ItaliaSenato; Deputato europeo
UrasLucianoSinistra Ecologia e LibertàSenato; Consigliere regionale in Sardegna
ZizzaVittorioPDLSenato; Sindaco di Carovigno

 Che facciamo? Cambiamo la Costituzione o cambiamo i Senatori?

martedì 26 marzo 2013

L'intervento di Alessandro di Battista (M5S) sulla vicenda dei Marò

"...Chi è responsabile deve andare a casa. Noi siamo nuovi signori ministri, siamo nuovi e siamo giovani. Ci siamo chiesti, in questi primi giorni di lavoro, se saremo all'altezza del compito che il popolo italiano ci ha affidato. Beh, se voi siete i tecnici, i cosiddetti esperti, non abbiamo dubbi che i cittadini nelle istituzioni sapranno fare molto meglio!" Alessandro Di Battista, cittadino portavoce M5S alla Camera

domenica 24 marzo 2013

Commissione d'inchiesta parlamentare sul TAV e i treni della morte !


"L'avevamo già annunciato tempo fa. Parlavamo di istituire un'effettiva commissione d'inchiesta parlamentare per valutare i reali costi dell'opera TAV. Portare la nostra trasparenza nei conti pubblici. Come al solito quello che diciamo lo facciamo, infatti già solo il fatto di dirlo ha creato dello scompiglio. Quello che si dice si fa. Siamo andati a verificare l'avanzamento dei lavori e, nonostante i proclami fatti finora, abbiamo valutato con un telemetro laser che il buco attuale è profondo circa 20 metri, addirittura un po' meno. Un anno e mezzo per 20 metri di buco è una cosa indegna. Di questo passo magari per il prossimo millennio ci sarà il buco completo. La verità è che a loro non interessa fare il lavoro, ma mangiare quanti più soldi possibile. Come dice Perino: "Le grandi opere sono il bancomat dei partiti.". Quello che diciamo noi è che bisogna investire i soldi pubblici in opere utili: tante piccole opere utili che servano effettivamente alla cittadinanza e alla popolazione" Marco Scibona, cittadino portavoce del M5S al Senato

Tratto da http://www.beppegrillo.it

Solo 17 metri di "Buco" in un anno e mezzo , costato una valanga di milioni di € !!



Due anni fa ci fu il terribile incidente di Fukushima. Si verificò subito dopo il referendum nel quale gli Italiani ribadirono la propria contrarietà al nucleare. Ciononostante, ogni mese, tonnellate di scorie nucleari ad altissima radioattività viaggiano sui binari ferroviari delle nostre città, senza che la popolazione ne venga messa al corrente. Ho chiesto a Stefano Ciafani, vicedirettore nazionale di Legambiente, di raccontarlo al blog.

venerdì 22 marzo 2013

Gli spin doctor, i giornalisti e il frame


....Quando voi abbinate la conoscenza delle tecniche del giornalismo e della comunicazione con le tecniche della psicologia, create un'arma che è un'autentica arma di distruzione di massa, perché riesce a manipolare le masse senza che le masse stesse se ne rendano conto e provocando degli effetti a breve termine che sono devastanti sulla verità, e nel lungo periodo ti creano delle idee e degli stereotipi che difficilmente riesci ad estirpare.....

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lunedì 18 marzo 2013

Beppe e Gianroberto: mettetevi in sicurezza

beppe grillo gianroberto casaleggio
Lo tsunami grillino che invade le Camere italiane ha destabilizzato un sistema abituato a un’altalena fatta di zuppa o pan bagnato. I 160 deputati del Movimento 5 stelle scombinano i piani di due schieramenti antipolitici del bipolarismo fritto: Pdl-Pd. La loro presenza destabilizza di conseguenza anche l’indotto collegato a quei partiti, compresi i giornalisti di regime delle varie testate di destra, di centro e di sinistra.
Non si era mai visto che un leader di partito, o di un movimento, venisse fotografato e ripreso a casa sua. Della villa di Beppe Grillo, giornali e tivù hanno diffuso tutto e di più. Le immagini esterne della dimora, dettagli sulle persiane, panoramiche del giardino in cui circola il figlio minorenne del comico, riprese a grandangolo della via, zoom sul numero civico… Il tutto, non solo a Genova, ma anche all’altra dimora di Beppe, quella affacciata sulla spiaggia di Marina di Bibbona. Della casa di Bersani, che vive a Piacenza in via Campesio e di quella di Berlusconi, che vive ad Arcore in via San Martino, invece non ci sono immagini, tantomeno postazioni di decine di reporter. Anzi, al contrario, quando il fotografo Antonello Zappadu immortalò con un potente obiettivo le vacanze sarde e nudiste dell’allora premier Berlusconi nella villa intestata al ragionier Spinelli, tra cerbiatte in topless e politici europei (indimenticabile la “virtù” di Topolanek), venne subito preso, gli furono sequestrate le macchine fotografiche e finì sotto processo.
L’allora premier tuonò contro l’invasione della propria privacy, violata persino “per le foto dell’imbarcazione coi figli e nipoti” che dal mare (demaniale) attraccava al porticciolo di villa Certosa. Ci furono fiumi di polemiche per la sicurezza violata dell’allora capo del governo. Filippo Facci parlò addirittura di “persecuzione mediatica” stimolando la difesa del premier persino da parte di Pizzetti, Garante della privacy dell’epoca (2009).
Anche Gianroberto Casaleggio è stato “setacciato”. All’ufficio milanese di via Morone, alla sua casa, e persino sui colli di Ivrea, dove il cosiddetto “guru” della rete ha una casa per il buen ritiro. Le reti Mediaset hanno trasmesso addirittura un servizio con le immagini del citofono dell’abitazione accompagnate dal sottofondo di “Profondo rosso” e il racconto dell’inviato che inscenava una finta ricerca del proprietario. Un servizio che nello stile ricorda i calzini turchesi del giudice Mesiano ricordate? Quello che impose al gruppo Fininvest di rimborsare con 750 milioni il danno cagionato a De Benedetti per la corruzione di giudici che regalarono la Mondadori al gruppo del Cavaliere.
Per le vite e le privacy straviolate di Grillo e Casaleggio, non ho ancora sentito nessun Garante spendersi in difesa dei due cittadini, garanti del movimento politico più rivoluzionario dell’epoca recente, e tantomeno ho letto editoriali che denunciano persecuzioni mediatiche di sorta. Al contrario, leggo, strane difese di Grillo da parte di Jim O’Neil, presidente dell’Unità di Gestione di Goldman Sachs, banca che Grillo ha più volte attaccato dal suo blog. Leggo di partiti spaesati che non sanno che pesci pigliare pur di non accettare di schierarsi a favore o contro le proposte del M5S, a cominciare dall’immediato taglio dei rimborsi elettorali ai partiti.
Insomma, sto leggendo segnali un po’ inquietanti in questo Paese marcio. Perciò spero che Grillo e Casaleggio, in questo momento di caos provocato dallo tsunami politico in atto, prendano qualche precauzione in più per la loro sicurezza. Lo dico per mettermi con le mani avanti perché il Movimento 5 stelle che – giustamente – non si allea con nessun partito (tenendo fede alle promesse fatte in campagna elettorale), è davvero uno tsunami che ha sconvolto questa Italia abitutata alla zuppa e al pan bagnato. I nuovi “guru” della politica italiana, sono tanto esposti quanto soli. I falsi allarmi di pacchi sospetti nella casa di Beppe, paiono quasi degli inviti… Beppe e Gianroberto: rafforzate la vostra sicurezza con qualche precauzione in più. In questo Paese la prudenza non è mai troppa. In pochi giorni siete diventati cruciali per le sorti non solo dell’Italia. Ma persino dell’Europa.

mercoledì 13 marzo 2013

Perché il Movimento Cinque Stelle non può dare la fiducia

Cinque Stelle fiducia PD


 Il Movimento Cinque Stelle ha detto fin da subito che non avrebbe votato la fiducia a un Governo Pd. Questa posizione è stata ovviamente criticata dall'esterno, e forse anche da qualcuno all'interno. Per comprenderne le ragioni, bisogna capire bene cosa significa, questa benedetta "fiducia". Non a tutti è chiaro. Oggi lo spieghiamo anche alla proverbiale casalinga di Voghera.
La nostra forma di Governo prevede, tra le altre cose, un bicameralismo perfetto (unico caso nel mondo. Ovvero - in soldoni - tutte le leggi devono essere approvate e possono essere modificate da entrambe le Camere) e il meccanismo della fiducia. La "fiducia" è introdotta dall'art.94 della Costituzione italiana (e no, non bisogna essere fini costituzionalisti per leggerla e capirne il senso: la Costituzione è stata scritta perché la comprendessero tutti).
Art. 94
Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.

Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.

Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.

Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.

La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.

 L'Italia è una Repubblica Parlamentare (e questo va ricordato, ogni volta che si fa una critica sulla proposta di prorogatio all'attuale Governo). Questo significa chel'unico organo titolato ad esercitare la potestà legislativa (fare le leggi) è il Parlamento. Il Governo ha semmai il ruolo di indirizzo politico. Può cioè dare esecuzione a strategie politiche, che poi trasforma per esempio in decreti legge, i quali però devono sempre e comunque essere convertiti in legge dal Parlamento (entro 60 giorni), altrimenti decadono. 
 
 Per entrare in carica, il Governo deve farsi dare la fiducia, e siccome operiamo in regime di bicameralismo perfetto, la fiducia deve essere data sia alla Camera dei Deputati che al Senato della Repubblica. Perché si fa questo passaggio? Senza bisogno di aprire un manuale di Scienza Politica (ce l'ho, se volete lo tiro fuori), diamo un'occhiata a Wikipedia che lo spiega bene. In relazione alla votazione della fiducia con "mozione motivata" e per "appello nominale", si legge: 
« Queste ultime due disposizioni hanno un preciso scopo: quello di creare una stabile maggioranza politica. L'obbligo di motivare la mozione fa sì che i vari gruppi si impegnino, se favorevoli, a sostenere il Governo in modo stabile. La votazione a scrutinio palese serve a far sì che i vari parlamentari si assumano la responsabilità politica personale di sostenere il Governo. »
 Tutto chiaro? La fiducia non è un atto formale che permette ad un Governo di entrare in carica, come qualche commentatore interessato cerca di far credere per semplificare a proprio vantaggio il casus belli, ma un vero e proprio atto dicorresponsabilità politica di fronte al Paese e agli elettori, che per di più  deve essere stabile. La fiducia non si dà e non si toglie come si sale e si scende dal tram: questo sì, sarebbe da irresponsabili.

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lunedì 11 marzo 2013

L'inceneritore di Parma. La verità di Federico Pizzarotti

 L'inceneritore di Parma è stato il pezzo forte della campagna elettorale di Federico Pizzarotti. Cosa ne è di quella promessa, a distanza di qualche mese dalle elezioni? Con il vostro aiuto (nei titoli di coda il ringraziamento a coloro che hanno scelto di comparire tra i contributori), sono andato direttamente al Comune di Parma, mercoledì scorso, a chiederlo al sindaco. Un documento che potrà fungere da base di discussione per tutti quelli che desiderano approfondire l'argomento.

sabato 9 marzo 2013

STREPITOSO DISCORSO DI UN VETERANO DELLA GUERRA IN IRAQ

Mike Prysner è un veterano dell'esercito americano che ha servito in Iraq, il suo rango era caporale.
I suoi compiti in Iraq erano: sorveglianza del territorio, incursioni e interrogatori dei prigionieri. 
Queste esperienze lo hanno portato a prendere una posizione ferma contro la guerra, ed è diventando così un attivista per la pace.
E il co-fondatore di March Forward, e membro di A.N.S.W.E.R., due organizzazioni contro il razzismo che incoraggiano i soldati a non scendere in guerra.
Mike sottolinea come il razzismo sia la vera arma usata per incentivare conflitti globali.
Creata per uccidere e assoggettare i popoli, diverrà obsoleta se i soldati smetteranno di sostenere il razzismo e imbracciare fucili. 
I veri terroristi non risiedono in Iraq o in Afghanistan, o in generale in persone di altre culture che non conosciamo, ma nei soldati stranieri che occupano quelle terre. 
I governi che convincendo le persone dei lati positivi di queste azioni "umanitarie", spendono milioni per la guerra, accumulando profitti senza considerare le spese davvero necessarie, come sevizi sanitari, istruzione e sociali.
Solo uniti potremo sconfiggere queste piaghe, e creare un mondo migliore per le generazioni future.

Beppe Grillo - spettacolo in rai [1993] COMPLETO

Beppe Grillo - Spettacolo in rai [1993] Integrale

Tutte le Bindi-Balle sulla Costituzione

Rosy Bindi Balle Costituzione Paolo Becchi
di Paolo Becchi

 Nella puntata di ieri sera di Servizio Pubblico, Santoro ha lasciato alla Signora Bindila replica al mio breve intervento, nel corso del quale, rispondendo ad una giornalista, avevo ribadito la mia ipotesi di una prorogatio di fatto del Governo dimissionario, ma ancora attualmente in carica per il disbrigo degli affari correnti. 

 Non voglio ritornare, qui, a spiegare nuovamente la mia ipotesi, sebbene le critiche che ha suscitato abbiano finito per confondere, anziché chiarire, i meccanismi costituzionali che possono sostenere una situazione di "prorogatio" del Governo dimissionario (mi limito, qui, a rinviare all’articolo apparso su Byoblu, Un Parlamento senza Governo). Vorrei, invece, soffermarmi sulla replica affidata alla Signora Bindi, che mi ha accusato di non conoscere la Costituzione ed il Diritto Costituzionale e che ha sostenuto che il Parlamento non avrebbe alcuna autonomia se non affiancato da un Governo in carica, legato ad esso da un voto di fiducia. Secondo la Bindi, in altri termini, con il Governo attuale in prorogatio il Parlamento non potrebbe in alcun modo legiferare. 
Ora, io non so quali articoli della Costituzione la Signora Bindi abbia letto, ma direi che, tra i due, non sono io ad aver bisogno di un corso accelerato di Diritto Costituzionale. Cerchiamo di capirci, testi alla mano.
  1.  E’ ovvio che la crisi di Governo, o le sue dimissioni, implicano l’arresto, alla Camera, di tutte le attività legislative che siano legate o dipendano da iniziative riservate all’Esecutivo o, comunque, dalla necessità di un suo intervento. Ciò non significa, tuttavia, che il Parlamento non abbia, per tutte le altre materie, piena potestà legislativa: la maggior parte delle leggi di cui attualmente si discute, in altre parole, possono essere proposte, votate ed approvate direttamente dalle Camere, senza che sia necessario l’intervento del Governo. Dov’è scritto, Signora Bindi, che la riforma della legge elettorale, per esempio, non possa essere fatta dal Parlamento in completa ed assoluta autonomia? Costituzione alla mano: art. 70, “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”; art. 72, “Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una commissione e poi dalla Camera stessa, che l'approva articolo per articolo e con votazione finale”; art. 73: “Le leggi sono promulgate dal Presidente della Repubblica entro un mese dall'approvazione”. Dov’è il Governo? Dov’è la mancanza di autonomia da parte delle Camere?
     Non sarebbe, del resto, cosa alquanto strana che in una forma di governo parlamentare il Parlamento non potesse legiferare se non attraverso l’intervento di un Governo legato ad esso da un rapporto di fiducia? Forse la Signora Bindi si confonde: nel nostro ordinamento costituzionale, il Governo non può fare a meno del Parlamento, ma non viceversa.
     
  2.  La Signora Bindi ha anche farfugliato qualcosa in merito al fatto che, senza un Governo forte della fiducia, le leggi del Parlamento non potrebbero essere approvate (o promulgate, non è dato capire), perché non potrebbero far fronte alle spese ed agli oneri eventualmente derivanti dalla loro applicazione.
     Ammetto di non capire il ragionamento. La Costituzione (art. 81), prevede che in ogni legge che importi nuove o maggiori spese devono essere indicati i mezzi per farvi fronte. Ciò significa che, al di fuori dei casi di cui all’art.77 (decreto-legge), è il Parlamento che, in quanto istituzionalmente preposto all’esercizio dell’attività legislativa, si deve fare carico delle conseguenze finanziarie delle sue leggi (così Corte Cost, n. 226/1976). È chiaro che occorre procedere, in questi casi, ad una preventiva quantificazione degli oneri finanziari ed all’individuazione dei relativi mezzi di copertura, mediante una procedura che richiede che il Governo presenti una relazione tecnica sul punto. Chi ha detto, tuttavia, che al Governo in prorogatio tale attività sarebbe preclusa? Se la proposta di legge è di provenienza parlamentare, il Governo si limiterebbe a svolgere un’attività tecnica di supporto che non ha nulla a che vedere con i suoi poteri di indirizzo politico, ma che avrebbe natura meramente amministrativa. Le valutazioni tecniche non eccedono l’ordinaria amministrazione, soprattutto nei casi in cui ad esse non corrisponda alcuna decisione politica da parte del Governo.
     
  3.  Ripeto, infine, che la nozione di “ordinaria amministrazione” del Governo in prorogatio è rimasta sempre incerta ed indefinita. Per questa ragione, si è instaurata la prassi governativa di emanare, nei casi di Governi dimissionari, “circolari” contenenti, di volta in volta, elenco e tipi di attività e poteri che devono considerarsi rientrare nel disbrigo degli “affari correnti”. Così avvenne con Amato, con Prodi, etc. Se le forze politiche intendessero realmente assumersi la “responsabilità” tanto invocata dal Pd, potrebbero concordare con la Presidenza del Consiglio una definizione delle attività di “ordinaria amministrazione” di competenza dell’attuale Governo dimissionario che consentano quel minimo coordinamento necessario al fine di assicurare al Parlamento la possibilità di approvare quelle leggi ritenute necessarie nell’arco dei prossimi 3-4 mesi.
 Aggiungo, infine, una riflessione. La Signora Bindi non ha, in realtà, argomentato in alcun modo le sue tesi: si è limitata a giudicare la mia ipotesi destituita di fondamento, in quanto asseritamente “incompatibile” con il testo costituzionale.Temo che, dietro questa sua replica, ci sia in realtà una ragione politica

 Il Pd continua a ripetere, ossessivamente, che il prossimo Governo dovrebbe anzitutto provvedere alla riforma della legge elettorale (Porcellum), la quale avrebbe portato all’ingovernabilità. Al contempo, però, sostiene che, con il Governo dimissionario attuale in prorogatio, questa riforma non potrebbe, a norma della Costituzione, essere approvata dal Parlamento. Il che è, come si è detto,palesemente falso. La domanda, allora, è la seguente: non sarà forse che il Pd non ha alcuna intenzione di modificare la legge elettorale in questa situazione politica, perché, se si andasse alle urne nei prossimi mesi con una legge “maggioritaria”, che assicuri la “governabilità”, al Governo rischierebbe di finirci il MoVimento 5 Stelle? Ed allora si fa questo gioco: si dice che priorità del Pd è riformare la legge elettorale, ma che l’unico modo per fare questo è che il Parlamento voti la fiducia ad un Governo Bersani.

 Tutto ciò, dal punto di vista costituzionale, è falso
, lo ripeto ancora. Il Parlamento può riunirsi ed approvare una modifica dell’attuale legge elettorale, senza bisogno di alcun nuovo Governo. Non lasciamoci ingannare. Se davvero si volesse a tutti i costi eliminare il Porcellum, si potrebbe fare in un’ora. Se davvero si dicesse “dobbiamo essere responsabili, la priorità è non tornare a votare con questa legge elettorale”, allora si potrebbe arrivare ad un primo compromesso: far rivivere, con un semplice tratto di penna, la precedente legge, il Mattarellum, che certamente assicurava la governabilità, pur non essendo la legge elettorale “ideale”. Non sono certo il primo a dirlo e sostenerlo, ma è evidente che basterebbero pochi minuti, basterebbe che il Parlamento approvasse una legge di un solo articolo che dica: l’attuale legge elettorale è abrogata. Rivive la precedente. 

 Tutte le complicazioni, i se…, i ma… del Partito Democratico sono scuse, niente altro, manovre di tattica politica. Un solo articolo di legge, ed avremmo eliminato il problema.

martedì 5 marzo 2013

Serge Latouche: il profeta della decrescita contro il paradigma dell’ “Usa e getta”

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Sono anni che Serge Latouche, professore emerito di Scienze economiche all’Università di Paris-sud, nonché antropologo, porta avanti la sua critica all’ideologia universalista ed utilitarista dell’Occidente, rivendicando la liberazione della società occidentale dalla dimensione universale economicista, predicando il nuovo verbo globale della decrescita.

Sia chiaro, niente a che fare con Monti ed il suo proverbiale rigore: il “Rigor Montis”, appunto. Latouche propone un’austerità intelligente, mettendo in evidenza come il modello economico dominante fino ad ora, quello della crescita infinita, vada assolutamente abbandonato, non foss’altro per la finitezza delle risorse naturali.

Al paradigma della crescita infinita, il pensatore francese contrappone un nuovo paradigma di benessere, più intelligente, più socialmente equo e più rispettoso dell’ambiente, sostenendo, altresì, che vivere con meno è facile. E persino divertente: «La prima cosa da far decrescere sono gli orari di lavoro. Non solo siamo diventati tossicodipendenti del consumo, ma anche del lavoro. Diminuendo gli orari di lavoro si risolverebbe anche il problema della disoccupazione. E poi è necessario ritrovare la gioia di vivere, il tempo dell’ozio per camminare, per sognare, meditare, anche per giocare, per coltivare le relazioni sociali. Serve più tempo per l’amicizia, più tempo per la famiglia. Questo non lo dicono solo i partigiani della decrescita, ma anche illustri economisti e in particolare i sostenitori della così detta economia della felicità» (1).
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Nel suo ultimo pamphlet Usa e getta. Le follie dell’obsolescenza programmata, edito in Italia per i tipi di Bollati Boringhieri (ed acquistabile dal prossimo 7 marzo), si scaglia contro la produzione di massa che – come sostiene – ha abbreviato drasticamente la durata delle merci e minaccia di coinvolgere gli stessi uomini nello stesso vortice di repentina quanto insensata liquidazione.

Fantascienza? Purtroppo no, se pensiamo che il noto Umberto Veronesi abbia sostenuto in un suo recente scritto che “dopo aver generato i ‘doverosi’ figli e averli allevati, il suo (dell’essere umano, nda) compito è finito: occupa spazio destinato ad altri, per cui bisognerebbe che le persone a cinquanta o a sessant’anni sparissero” (2).

Insomma, Latouche pare non esser proprio una Cassandra: il “ciclo breve” sembra effettivamente non dare scampo né alle cose, né alle persone, avvolgendoci tutti sempre più in una spirale di iperproduzione e turboconsumo, frutto della logica perversa del consumismo e della razionalità strumentale.

Afferma Latouche che: «Nella nostra vita ha fatto irruzione l’Usa e Getta, l’obsolescenza programmata dei beni. Una follia. Il trenta per cento della carne dei supermercati va direttamente nella spazzatura…Un’auto è vecchia dopo tre anni, un computer peggio ancora…E se non li cambi sei “out”… Viviamo di acque minerali che vengono da lontanissimo, in mezzo a sprechi energetici demenziali, con l’Andalusia che mangia pomodori olandesi e l’Olanda che mangia pomodori andalusi» (3).

Nel corso delle 114 pagine che compongono il pamphlet, Latouche, dopo aver passato in rassegna gli antecedenti storici dell’«usa e getta», smascherandone l’ideologia sottesa, indica una via d’uscita: una prosperità frugale ma non pauperista che ci renda finalmente liberi dall’imperialismo delle merci, ed abbia come cardini la durevolezza, la riparabilità e il riciclaggio.

NOTE

(1) Dall’intervista a Serge Latouche, Osoppo, mercoledì 9 luglio 09, riportata dal “Messaggero Veneto”.
(2) Veronesi, La libertà della vita, Edizioni Cortina Raffaello, ISBN 8860300711, pag.39.
(3) Dall’articolo: “Latouche la felicità con meno” – di Paolo Rumiz – pubblicato sul quotidiano “Repubblica” il 24 febbraio 2008.

Tratto da http://www.cronachelodigiane.net

sabato 2 marzo 2013

PERCHE' IL MOVIMENTO 5 STELLE NON E' UN FENOMENO PASSEGGERO

Grillo appare credibile nella volontà di farlo, anche perché la sua campagna elettorale non è costata nulla mentre quella di tutti gli altri è stata costosissima. Se il buon giorno si vede dal mattino

PERCHE' IL MOVIMENTO 5 STELLE NON E' UN FENOMENO PASSEGGERO
Di Oliviero Beha


Vorrei passare dalla logica, che a mio parere è uscita al galoppo dalle urne, alla semplicità/linearità/trasparenza di ciò che sostiene Grillo, che è sotto gli occhi di tutti solo a volerla vedere. Ma in un momento in cui alla Flaiano in molti nelle caste e nella supercastapolitica tentano di salire sul carro del Movimento 5 Stelle, almeno precisiamo un punto: la libertà di opinione e l'indipendenza di giudizio si pagano care. Uno ha il diritto di pensare e sostenere il meglio o il peggio di Grillo o di qualunque altra cosa, possibilmente non alterando la realtà né contraffacendola come invece è accaduto e accade quasi sempre: ma un conto è che lo faccia disinteressatamente, per l'esercizio della facoltà di critica, un conto è che tifi pro o contro qualcuno (nel caso Grillo) oppure "investa in borsa" (nella borsa dei vantaggi personali) scommettendo su qualcuno (nel caso sempre Grillo) per cavarne un utile.Chiamasi speculazione ma non nel significato nobile di ragionamentoteoretico. 

Tutto il capoverso precedente riguarda lo stato della politica politicante, della stampa e degli intellettuali (sic!!!) di questo Paese, in toto e in parte. Che poi si lamentano della poca democrazia di Grillo in questo campo. Sarebbe giusto, legittimo farlo in teoria e in assoluto, ma senza i carichi pendenti di cui sopra. Altrimenti è quella che i presocratici chiamavano dottamente "presa per il culo". 

E adesso a noi, a voi, a lui, a loro: nelle borgate romane peggio messe, cfr. la leggendaria Tor Bella Monaca, Grillo ha fatto il pieno di voti. Più di Berlusconi, con quel popo di promesse sulla restituzione dell'Imu, una forma sofisticata di voto di scambio pre-elettorale oggetto di denunce alle Procure. Intendiamoci, il terreno è scivoloso e De Gregorio, l'ex IDV che ha avuto (dice lui) 3 milioni per cambiar casacca dall'allora Presidente del Consiglio, potrebbe addirittura invocare l'esempio di Lincoln come dimostra l'omonimo film in cui durante la guerra di secessione lo storico Abramo compra deputati e allunga il bollettino bellico per arrivare all'abrogazione della schiavitù. Mi sento di escludere che il duo Berlusconi-Di Gregorio si sia mosso con fini analoghi... 

Ma che c'entra Tor Bella Monaca e il voto a Grillo? C'entra se seguiamo il percorso del denaro. Le fasce più deboli in Italia (e non solo) non ne hanno più. Il minimo che pretende chi soffre senza lavoro magari affogando nell'usura dei mutui è non veder resistere i privilegi, che sono certamente potere ma alla fin fine soldi. I tagli ai parlamentari, alle loro prebende, alle Province, ai rimborsi elettorali, alle auto blu...vengono bollati dai benpensanti come "qualcosa che non va bene ma non cambia la situazione". Non cambierà quella economica ma c'è un sentore, uno spirito del tempo da considerare. 

Ebbene, lasciamo al momento da parte i vari programmi macroeconomici di Grillo, che sembrano non spaventare più di tanto il segretario di Stato americano John Kerry in visita a Roma che si è dimostrato molto interessato all'M5S né intimorire un industriale di grandissimo successo anche se non immacolato penalmente di fronte al fisco come Del Vecchio di Luxottica. Tra le ipotesi di Grillo di cui si deve discutere ci sono anche queste necessità primarie: ridurre sprechi e privilegi che offendono il sentore comune. 

Non è così difficile, giacché a parole tutti dicono che sarebbe giusto tagliare, ridurre, eliminare, ma lo dicono ipocritamente senza volerlo fare davvero, esattamente come è accaduto con la legge elettorale "porcata" ( a chi difende qui il Pd sulla questione suggerisco di andarsi a controllare la legge elettorale della Regione Toscana, precedente alla "porcata"). Grillo appare credibile nella volontà di farlo, anche perché la sua campagna elettorale non è costata nulla mentre quella di tutti gli altri, per dire Ingroia compreso, è stata costosissima. Se il buon giorno si vede dal mattino...Il resto è schermaglia politica, e i prossimi giorni ci chiariranno (forse) le idee. 

venerdì 1 marzo 2013

Giulietto Chiesa: "Mi fido dell'onestà di Grillo"

Scommetto sull’onestà di Beppe Grillo. Lo faccio perché scommetto sull’entusiasmo dei suoi sostenitori. Capisco che avranno, lui e loro, molti problemi difficili da risolvere, ed è ovvio quindi che faranno degli errori. Ma non credo che faranno dei crimini. È molto facile precipitare dagli altari nei quali si trovano, irti di spine, nella polvere, e quindi non credo che sarà così. Leggo sui giornali dei commenti di molti che si aspettano che molti di loro saranno comprati. Forse, qualcuno. Ma io penso che coloro che scrivono queste cose sui giornali e le dicono in televisione misurano la realtà con il loro metro da schiavi.
E per fortuna la realtà non è tutta composta di schiavi o di servi, come il voto ha dimostrato. E però certo si può star sicuri che per ognuno degli oltre centosessanta deputati e senatori dell’opposizione si stanno già compilando i dossier.
I servizi segreti sono lì per quello, non penseremo mica che se ne staranno con le mani in mano. Si scava e si scaverà nelle loro vite, si cercheranno le loro magagne, per poi “spenderle” prima o dopo nella melma degli intrighi di Palazzo. La nostra fortuna è che saranno dei dossier poveri e “giovani” e quindi conteranno poco, perché questo non è un personale ricattabile.
I problemi saranno più grandi e difficili. Si dovranno prendere decisioni di portata nazionale, europea, internazionale. E lo si dovrà fare stando sotto la mira di cecchini impietosi e feroci, i cosiddetti “Mercati”, cioè i grandi banchieri del Superclan mafioso-massonico europeo e mondiale. Non sarà facile anche per questo.
E dunque io penso che senza una squadra Grillo non potrà reggere a lungo. Si pone il problema di una squadra che lo protegga, e che protegga questi centosessanta parlamentari. Perché un esercito che rimane a lungo senza ordini chiari e senza una guida non può che disperdersi. I vecchi marpioni del Palazzo già cominciano con le loro lusinghe, e tutti i giornali titolano “Bersani apre a Grillo”, “Bersani sfida Grillo”. O… “Bersani si inginocchia davanti a Grillo”, “Bersani chiede a Grillo”.
Fino all’altro ieri non se n’erano accorti, adesso capiscono che non possono evitare, e ci provano.
E io so che non serviranno a catturare né Grillo né i suoi. Lo so, perché Grillo ha costruito una macchina che non lo consente. E coloro che gli fanno delle proposte più o meno sconce continuano a ragionare come se non ci fosse Grillo, ma Grillo c’è, e il Movimento Cinque Stelle c’è.
Purtroppo non ci sono soltanto le lusinghe, che si possono respingere.
Ci sono invece questioni che non si possono aggirare: le grandi questioni sociali, come quella del lavoro; e c’è un paese in ginocchio che implora, che esige una tregua dopo questa rapina che ha subito con il consenso di tutti quelli che sono stati battuti, non per caso, in queste elezioni.
Bisogna stare attenti, perché sarà facile per il Palazzo, in nome della ingovernabilità del Paese, rovesciare sul Movimento Cinque Stelle responsabilità che non sono sue.
Dunque occorre prepararsi.
Per questo credo che Grillo e il M5S abbiano bisogno di un forte sostegno nel Paese, molto più ampio di quel 25 per cento straordinario che è stato raggiunto. Serve una forte e organizzata opposizione sociale che muova dalle aziende, dalle fabbriche, dalla scuola, dall’università, dalle categorie colpite, dalla società civile. Questa deve essere ancora costruita.
Il 25 per cento è opera di Beppe Grillo. Il resto sarà opera di tutti noi, insieme al Movimento Cinque Stelle.
È inutile dunque che io ripeta che la situazione è difficile e piena di trabocchetti, ma la spallata è stata forte e possente.
Il Partito Democratico esce clamorosamente sconfitto, e adesso implora.
E la destra? Due parole sulla destra bisogna dirle: la destra festeggia non si sa perché, forse festeggia soltanto lo scampato pericolo della sua sparizione, ma le cifre lo dicono: dai 17 milioni di voti che aveva nel 2008, è scesa a 8 milioni. Meno della metà. Un tracollo: sono stati dimezzati. Questo ci dice una cosa importante: che la narrazione di questa Italia berlusconiana è inesistente. Non è più così. Hanno perduto 8 milioni e mezzo di voti. L’Italia è cambiata, e non solo perché Beppe Grillo ha vinto. È cambiata perché è cambiato l’intero panorama. Quindi la destra ha poco da festeggiare.
Della sinistra, quella che già una volta ho definito “falcemartellata e girotondina”, è meglio non parlare: addio! Addio per sempre! La riscossa è venuta da un’altra parte. Ed è giusto che sia così, perché la Storia non fa sconti a nessuno. E buona fortuna a tutti.