domenica 29 gennaio 2012

No Tav, una truffa politica


Ieri a Torino faceva freddo. Molto. Fin dalle prime ore del pomeriggio nevicava. In queste condizioni, portare fuori la gente dalle case non è semplice. Ci vuole una motivazione forte. Ci vuole la forza della disperazione. Erano in 5 mila. Un numero elevatissimo, considerate le avversità. Lo ha riconosciuto anche il Corriere della Sera.

Erano tutti pericolosi brigatisti, feroci reietti dell'umanità, quelli che sono stati sbattuti dentro? O dietro le sbarre ci sono anche normali cittadini che manifestavano legalmente, senza mitra e senza fionde né oggetti balistici di varia natura, dopo avere richiesto e ottenuto regolare autorizzazione ad occupare il suolo pubblico? Il tempo e il processo diranno se si è trattato di una operazione legale o di una forzatura ad uso e consumo della stampa. Per il momento restano i fatti. La linea ad alta velocità che si vuole scavare in una montagna piena diamianto e di uranio, per sostituire una linea ferroviaria che attualmente è utilizzata per un terzo della sua capacità, costerà una ventina di miliardi di euro. In un momento di crisi non c'è male: una genialata. 

 Inoltre resta sempre un problema non da poco: una forma di governo che schiaccia minoranze composte da decine di migliaia di persone per modificare il loro stesso territorio contro la loro esplicità, dichiarata, ferrea volontà, ricorrendo all'uso della forza, dei lacrimogeni, dei manganelli e delle carceri, si può ancora chiamare democrazia? Qualcuno dirà di sì, che in una democrazia i pochi devono soccombere alle decisioni dei molti. Ma siamo sicuri che siano i molti ad avere preso quelle decisioni? Siamo sicuri che quei molti siano stati correttamente informati? Siamo sicuri che non siano, viceversa, i pochi a volere un'opera inutile per distribuire appalti e far lievitare dividendi illeciti, magari alle solite società ad alta compartecipazione criminale? In fin dei conti, e mi rivolgo a tutti i sostenitori della Tav: cosa ne sapete davvero, a parte le generiche dichiarazioni apodittiche e autoreferenziali del tipo: "la Tav serve"?

 Massimo Rossi è andato alla manifestazione di Torino, ieri, e ha intervistato Davide Bono, consigliere regionale piemontese del Movimento Cinque Stelle

Tratto da www.byoblu.com

ADESSO SONO DIVENTATO SI TAV
Non vedo l'ora che l'opera dia i suoi frutti”

Facevo parte di quella pletora di ignoranti per i quali l’opera definita impropriamente “TAV” sarebbe solo un grande regalo agli affaristi di Stato e una sorta di Armageddon per la Valle di Susa e l’Italia intera; e me ne dolgo. Me ne dolgo in quanto, sconfortato da centinaia di medici altrettanto ignoranti che ne denunciano la pericolosità e da almeno 150 docenti universitari di tutta Italia (ignoranti) che in una lettera aperta a Napolitano ne confermano l’inutilità, continuo a subire la mesmerizzazione dei media che me ne vantano opportunità e benefici: è un progetto strategico, non possiamo rimanere fuori dall’Europa, non possiamo perdere i finanziamenti europei e altre amenità del genere. Così ho pensato: che abbiano ragione loro? In fondo gli illuminati e pluralisti telegiornali italiani hanno sempre dipinto i No Tav come uno sparuto gruppo di delinquenti o, al limite, un folkloristico assembramento di sfaccendati; e i giornali – assolutamente indipendenti pur prendendo sovvenzioni dallo stato – sostengono a ragion veduta che il movimento No Tav è solo manovrato dai centri sociali, dagli anarchici, dai black bloc e dai bloc notes. Ad ossequio dell’italico pensiero per cui è più comodo adagiarsi sull’ideologia predominante piuttosto che attivare il cervello ho dunque deciso di diventare Si Tav e addentrarmi nella loro ideologia condividendone fini e motivazioni.


E finalmente ho visto la luce. Ho scoperto che la Tav è il futuro, un progetto strategico, indispensabile allo sviluppo del paese, ecologica perché sposta le merci dalla strada ai binari, gli ambientalisti vogliono riportarci all’età della pietra, chi si oppone lo fa per motivi puramente ideologici e la Val di Susa senza la Tav è tagliata fuori. Ho scacciato d’impulso il primo pensiero, però lo racconto lo stesso: se la Val di Susa con due statali, una ferrovia, un’autostrada e tre valichi alpini è tagliata fuori dal mondo allora la Val di Lanzo cos’è? Lo sfintere anale d’Italia? Poi, per non essere ancora tacciato d’ignoranza, ho chiesto ai guru della Tav di scendere nello specifico. Porterà posti di lavoro in valle, mi hanno detto. Sul momento sono stato tentato di illuminarli sul fatto che la stessa cosa ci era stata detta per l’autostrada - poi è venuto su un intero paese dalla Calabria – e per le Olimpiadi – e sono venuti i rumeni a 250 euro al mese e i cinesi stipati in 80 nelle casermette di Beaulard che potevano contenerne al massimo 30-.
Però se i telegiornali dicono così sarà vero, non ho motivi per dubitarne. Sarà un progetto strategico, dicevo tra me e me, poi quando chiedevo perché mi rispondevano che farà crescere il Pil. Il Pil è quella cosa che più sale e più porta benessere ai ricchi. Come si fa a far salire il Pil? Bisogna rendere produttive le aziende. Come si fa a rendere produttive le aziende? Si licenzia. Ecco perché il Pil è uguale a progresso. In quanto valsusino e No Tav pentito ho imparato che nella nostra ignoranza di valsusini non sappiamo neppure che il sistema di trasporti sarà presto saturo. Pare che da quindici anni a questa parte il trasporto merci sulla direttiva Torino-Lione abbia subito una diminuzione pari al 14% (fonti Sitaf) su strada e anche di più su ferrovia. La ferrovia attuale è stata ammodernata negli anni ’80 e le gallerie sono state ribassate per far passare i nuovissimi carri Modalhor adibiti al trasporto dei Tir. I convogli passano semivuoti e la ferrovia attuale è utilizzata al 30% delle proprie capacità. Però questo è quello che ci dicevano gli economisti quando ancora ero No Tav, e gli economisti (che sono tutti comunisti) raccontano solo balle e bisogna credere loro come Pippo crede alla strega Nocciola. Chi si oppone lo fa solo per motivi ideologici. Prima pensavo che Bertu della Ramat, che – pur essendo pensionato delle ferrovie - era incazzato come un cinghiale, fosse No Tav perché gli portavano via le vigne, gli impestavano la valle con le polveri sottili, i suoi figli avrebbero vissuto male e la valle avrebbe visto un aumento delle malattie cardiovascolari e circolatorie pari al 10/15% (capitolato LTF) soprattutto tra due fasce di popolazione: gli anziani e i bambini. Adesso so che lo faceva solo per motivi ideologici, aveva letto troppo Marx e Hengel e d’autunno, quando tirava il vino, discuteva con il parroco di plusvalore e materialismo storico.
Ecco, la Tav è futuro, non possiamo perdere i finanziamenti europei. Che sono briciole, tutto il resto lo pagheremo noi, mi dicevano quando ero No Tav. Però vuoi mettere quando sarà finita? Da Torino a Lione in tre ore… ma a far che? Beh, a trovare i cugini, no? Chi è qui in val di Susa che non ha un cugino a Lione? Poi a Susa ci sarà la stazione internazionale. Vieni da Parigi a Susa in cinque ore, poi la corriera della Sapav ti porta fino a Oulx, un autonoleggio ti porta a Sauze d’Oulx e la motoslitta a Ciao Pais. Otto ore giuste giuste da Parigi per goderti le nevi olimpiche. Passando da Modane ci impieghi la metà, ma vuoi mettere i comfort della Tav? Non vogliamo mica rimanere tagliati fuori dall’Europa, no? A prescindere dal fatto che ho l’impressione che ultimamente sia l’Europa a voler rimanere tagliata fuori da noi, comunque la stazione internazionale di Susa costituirà certamente un nodo strategico tra Giaglione, Meana e Mompantero e questo contribuirà sicuramente all’aumento del Pil. Insomma, da quando sono Si Tav non vedo l’ora che quest’opera cominci a dare i suoi frutti, benessere per tutti, fiumi di latte e di miele, come nell’antica Babilonia. In fondo i problemi dell’Italia non sono la disoccupazione, la corruzione, il debito pubblico, la malversazione, la mafia nelle istituzioni, la sanità inefficiente, i politici ladri e strapagati, la concussione legalizzata, la prostituzione di stato, no. Il grosso problema sono quei quattro egoisti dei miei compaesani cocciuti come le lose dei loro tetti e antichi come gli indiani d’America che si spaventavano quando passava il cavallo di ferro. Ecco perché ora che sono Si Tav e so che la Valle di Susa è pronta per una nuova rinascita proporrò a tutti gli imprenditori e a tutti i politici (che poi è la stessa cosa) che hanno promosso il progetto di venire in valle a trascorrere le loro vacanze, a costruirsi una bella villetta con piscina, magari vicino al cantiere, così potranno seguire personalmente i lavori e aspettare il giorno in cui, aperto l’ultimo diaframma, entreremo finalmente in Europa.

martedì 10 gennaio 2012

Triturati vivi a milioni

50 milioni di pulcini maschi di galline ovaiole triturati vivi ogni anno in Italia


Ogni anno, in Italia, 50 milioni di galline ovaiole producono 13 miliardi di uova. Poco meno di 300 a testa. Nel 2010 il fatturato delle uova è stato di 1 miliardo e mezzo. Produrre un uovo costa 0,07 € e ne rende, se destinato al consumo diretto, 0,10. Per 9 euro all’anno, una gallina fa una tale vita di merda che in confronto l’inferno è una gita fuori porta.

Costretta in una gabbia dalle dimensioni inferiori a un foglio di carta. Le zampe seviziate dal reticolo metallico sul fondo. Il becco amputato, pieno di innervazioni, che provoca dolore ogni giorno fino alla morte precoce. Nessuno spazio per muoversi. Condannata a stare perennemente al buio o esposta ad una costante luce artificiale. Condizioni igieniche: escrementizie.
 Se proprio dovete nascere gallina ovaiola, almeno cercate di nascere maschio. Avrete la vita più facile. Siccome non producete uova e non crescete abbastanza velocemente da rappresentare un valore aggiunto per gli scaffali dei supermercati, la vita grama del vegetale in gabbia vi verrà risparmiata. Non che veniate liberati, questo no... Verrete semplicemente uccisi alla nascita. Per la precisione, triturati vivi da una macchina che farà di voi farina di carne buona per i mangimi. Almeno morirete in fretta. Se assumiamo che per ogni due uova che si schiudono, uno contenga un maschio e l’altro una femmina, ogni anno in Italia ci sono altri 50 milioni di pulcini che aprono gli occhi al mondo poco prima di essere spremuti da un torchio di acciaio. Ottocentomila milioni di tonnellate potenziali di carne viva sottoposta a crudeltà pura.

Per evitare questo orrore non vedo soluzioni alternative rispetto al cessare di alimentare questa catena degna di un episodio di “Saw, l’enigmista”. Ma se proprio non potete fare a meno di mangiare le vostre 220 uova pro-capite all’anno, quando andate al supermercato assicuratevi almeno di comprare solo quelle che recano il codice identificativo degli allevamenti all’aperto. Il primo numero deve essere 0 (uovo da agricoltura biologica) o 1 (uovo da allevamento all’aperto). Fatelo tutti e vedrete che la produzione si adeguerà. E a voi non costerebbe poi molto: produrre un uovo all’aperto, anziché in gabbie convenzionali, costa solo 2,6 centesimi di euro in più. Undici centesimi alla settimana per consumatore. Cinque euro all’anno per salvare 50 milioni di galline da una vita atroce. O forse il vostro cinismo preferisce bersi l’ennesima birra in pace?
 La direttiva europea 1999/74/CE sulla protezione delle galline ovaiole stabilisce che il loro allevamento in gabbie non modificate venga vietato a partire dal 1° gennaio 2012. Non stabilisce il divieto di utilizzo delle gabbie, ma impone una serie di vincoli alle loro dimensioni, al sistema di circolazione dell'acqua corrente, alle pavimentazioni e ad altri dettagli che sono ampiamente insufficienti, ma che rappresentano comunque un miglioramento delle condizioni di vita degli animali. Ad oggi, 9 gennaio, l’Inghilterra si sta già adeguando. I 4.970 allevamenti italiani, invece, come è consuetudine stanno a guardare.

Tratto da www.byoblu.com