giovedì 30 gennaio 2014

SALUTE: LO STUDIO, LAVORARE DI NOTTE GETTA IL CORPO NEL 'CAOS'

Il lavoro notturno getta il corpo nel caos e potrebbe causare danni alla salute a lungo termine, avvertono i ricercatori dello Sleep Research Centre del Surrey (Gb) sulla rivista 'Proceedings of the National Academy of Sciences'.
Già in passato era stato dimostrato che svolgere il proprio mestiere dopo una certa ora comporta tassi più alti di diabete di tipo 2, attacchi cardiaci e cancro.
Ora gli scienziati britannici hanno scoperto che il lavoro notturno turba il nostro organismo a un livello molecolare ancora più profondo. Il corpo umano ha un proprio ritmo naturale, il noto 'orologio biologico' che fa in modo che si dorma la notte e si sia attivi durante il giorno.
Questo consente che si regolino correttamente gli ormoni, la temperatura corporea, le capacità atletiche, l'umore e la funzione del cervello.
Lo studio ha seguito 22 persone il cui corpo è stato 'sconvolto' dal passaggio a un stile di vita normale a quello di un lavoratore assegnato al turno di notte.
Gli esami del sangue hanno mostrato che normalmente il 6% dei geni sono 'settati' per essere più o meno attivi in momenti specifici della giornata.
Ma dopo che i volontari hanno lavorato tutta la notte, "oltre il 97% dei geni sono andati fuori sincronia e questo spiega anche perché ci sentiamo così male per il jet lag dovuto a un lungo viaggio, oppure se dobbiamo lavorare a turni irregolari", spiega Simon Archer, uno dei ricercatori dell'Università del Surrey.
Secondo gli esperti tutti i tessuti del corpo hanno il loro ritmo quotidiano, ma con i turni di notte questo viene 'scombussolato', con il cuore che lavora in modo non sincronizzato ai reni, per esempio, o al cervello.
"E' come vivere in una casa dove c'è un orologio che segna un'ora diversa in ogni stanza, cosa che ovviamente porta al caos", spiegano, puntualizzando che anche se il loro è uno studio a breve termine, "si può immaginare cosa questo possa comportare per la salute".

Nessun dolore !!


Cosa sarebbe successo se un Alessandro Di Battista, un Riccardo Nuti, un Fraccaro, un Di Maio, un Roberto Fico o chiunque altro del Movimento 5 Stelle avesse caricato una deputata del Pd, di Forza Italia, di Sel, di NCD o di qualunque altro schieramento politico diversamente parlamentare? Lo so che lo sapete, ma ve lo dico lo stesso. Repubblica avrebbe titolato: “La violenza inaudita dei grillini nel tempio della democrazia”. Il Corriere avrebbe fatto un editoriale al vetriolo di Pierluigi Battista o di Cazzullo o di Aldo Grasso. L’Unità avrebbe gridato al baratro medioevale in cui i barbari populisti stavano gettando un Paese una volta civile, mentre Libero e Il Giornale avrebbero pubblicato una foto di Grillo deformata da una smorfia che al confronto Mel Gibson in Brave Heart, con mezza faccia blu, sarebbe sembrato una fanciullo nel giorno della sua prima comunione. Tutti i telegiornali avrebbero aperto con le immagini oscene di un deputato della Repubblica che mette le mani addosso a una giovano donna, per di più madre di un bimbo piccolo. I sondaggisti avrebbero fatto a gara per misurare le percentuali di consenso vertiginosamente bruciate da un gesto inqualificabile e destinato a ricordare, ad imperitura memoria, i pericoli cui un voto scellerato dato a un movimento di fascisti, nazisti, picchiatori, vicini all’estrema destra di Le Pen e di Alba Dorata, esponeva una nazione che vanta una tradizione millenaria di pensiero, di arte e di cultura come l’Italia. Il Presidente della Repubblica avrebbe monitato severamente e, con viva e vibrante soddisfazione, avrebbe finalmente potuto urlare che i Cinque Stelle “se ne fregano dei problemi della gente”, e avrebbe allargato e consolidato le ormai striminzite intese. Le elezioni europee sarebbero state pesantemente condizionate, perché non si può mandare in Europa una tribù di selvaggi cavernicoli privi del lume della ragione, mentre il Papa avrebbe messo in guardia dal decadimento morale e spirituale cui un popolo distante dalla religione e da Dio incorre, se non ritorna sulla retta via. Ma soprattutto, Laura Boldrini l’avrebbe menata per mesi sul maschilismo primigeno dei grillini, retaggio di una cultura dell’odio nei confronti delle donne, e il responsabile sarebbe stato immediatamente sospeso dall’aula fino a fine legislatura, insieme al suo capogruppo e a tutti coloro che non avessero immediatamente preso le distanze da un gesto tanto degradante, umiliante, mortificante e squalificante. L’Italia sarebbe precipitata nel caos e per mesi non si sarebbe parlato d’altro.
Invece l’ha fatto uno di Scelta Civica. Un montiano, quello che era venuto a salvarci da noi stessi e dalla nostra incapacità di autogestirci. E niente… nessun monito, nessuna enciclica, nessuna genuflessione, nessuna condanna, nessun talk show, nessun dolore, tranne La Gabbia di Paragone. Nessuna Lilli Gruber indignata, nessuna femminista invitata a dissertare sulla necessità di dare un segnale chiaro e inequivocabile, nessuno psicologo chiamato a spiegare le ragioni del ritorno dei tempi bui, nessuna legge speciale invocata, nessuna vittima in lacrime a recitare la scena madre dalla D’Urso, nessuna blogger radical chic a twittare inferocita. Niente, nulla di nulla, zero riporto zero.
Questa è la dimostrazione più lapalissiana che c’è del marcio e non è in Danimarca, ma in un Paese che ha una classe dirigente da cancellare dalla storia subito, perché emana un fetore rancido e insopportabile: il puzzo di ipocrisia, di opportunismo e di decomposizione di chi ha perso la dignità minima che si conviene a un essere umano; di chi, se non conviene, non prova nessun dolore. Loredana, lo schiaffo che hai preso l’hanno dato all’Italia onesta, quella che non ti lascerà sola.