giovedì 29 dicembre 2011

PAOLO BARNARD - LA PIU' GRANDE TRUFFA

"Il più grande crimine 2011" di Paolo Barnard

E' molto più interessante di qualunque talk show italiano, guardatelo.

VIDEO PRIMA PARTE:


VIDEO SECONDA PARTE



L'intervento a Matrix:



A chi mi ha scritto per Matrix del 15/11.
Grazie per avermi scritto ieri, credetemi, ho letto ogni singola mail. Non posso rispondere a tutti per due motivi: primo, troppe mail, oltre 200 finora. Secondo, come sapete, non rispondo più alle mail dei lettori, che devono imparare a darsi risposte, a darsi ordini d’azione, a combattere da soli.
Mi hanno invitato a Matrix senza sapere chi sono, credeteci. Mi dispiace per quella povera autrice del programma che mi ha proposto a Vinci, non oso immaginare la lavata di testa che le è arrivata dopo. Vinci non sapeva neppure chi sono, credeva che fossi un blogger, tipo il Messori. La puntata era strutturata in modo da far parlare ‘quelli seri’, per poi colorirla con i fantasisti di Guerre Stellari, Dart Vader e l’Impero del Male (io, Chiesa e Messori). A Vinci gli è andata male appena ho aperto bocca, mi ha odiato nell’istante in cui gli ho detto “Tu ti rendi conto che ci stanno ascoltando gli italiani?”. E poi giù dati, nomi, documenti e cifre. E soprattutto quel “Draghi è un golpista”, motivato con tutti i fatti e le lobby che oggi ci comandano a bacchetta. Cioè: di fronte alle prove dettagliate del golpe, che non si aspettava, gli è naufragato il progetto, e si è molto preoccupato.
Dopo il mio primo intervento è stato chiarissimo che non mi avrebbe più chiesto di parlare, avrei fatto la fine dell’educatissimo e preparato Giulietto Chiesa, che ha tenuto il dito alzato per intervenire per 25 minuti, poi è stato trattato da questo Vinci come un senile rompicoglioni che parla troppo, con tanto di sbattuta innervosita dei fogli sul desk da parte dell’esimio conduttore. Ho dovuto usare la forza fisica, vi sono stato costretto, e cioè urlare e interrompere per poter dire le cose essenziali. Ci vuole il fisico, fidatevi. Ma le ho dette quelle cose, tutte.
Alla fine mi sono alzato, nel gelo di tutti, il blogger si era fiondato a confabulare con ‘quelli seri’, ma forse per motivi onorevoli. Ho tentato di stringere la mano a Vinci salutandolo, mi ha offerto la mano chiusa a pugno e non mi ha neppure guardato in faccia, con la bile che gli usciva dai polsini della camicia. Me ne sono andato.
Non voglio fare l’eroe macho, ma era chiaro che dei tre ‘antagonisti’ invitati, Messori era pericoloso per il sistema come una grappa al mirtillo (non so se per scelta tattica o perché proprio non ne ha); Chiesa era tenuto a bada dall’impossibilità tecnica di parlare; su di me hanno infierito perché ero lì con un microfono acceso, so le cose e le dico.
Un vezzo: il momento di gloria della serata è stato il tizio di Goldman Sachs che non sapeva chi era Wynne Godley, che sta a un economista come non sapere chi era Brecht sta a un intellettuale; e poi quando Vinci ha detto “I 36 economisti americani? Embè? Gli economisti dicono tante cose…”. Cioè: i più esperti monetaristi della maggiore Banca Centrale del mondo non sono rilevanti se giudicano la moneta Euro come assurda e pericolosa. Pure genius.
I talkshow italiani sono tutti così, solo confusione, e il solito conduttore che ovviamente mai permette ai temi pericolosi di campeggiare troppo. Santoro è identico, Lerner peggio ecc.
Perché ci sono andato? Perché li ho usati, brutalmente. Volevo dire su un media nazionale importante che c’è stato un colpo di Stato finanziario e che Prodi, Draghi e Napolitano sono quello che sono. E l’ho fatto. A cosa serve? A nulla. Ma io sono un giornalista e cosa altro devo fare se non comunicare al pubblico la verità?
Spero che abbiate notato che Paolo Barnard, che scrive sul suo sito cose di fuoco sul Potere, dice le stesse cose di fuoco davanti a chiunque, a qualsiasi rischio, e costo. Insomma, cari inutili lettori: io non vi tradisco, anche se non serve a nulla. Grazie delle mail.
Paolo Barnard
Tratto da www.paolobarnard.info

domenica 25 dicembre 2011

Cagnetta randagia incaprettata ed uccisa, era dolcissima

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Torturata e strangolata: e’ la fine che sconosciuti teppisti hanno riservato ad una cagnetta randagia di razza spinona a Pulsano.
A segnalarlo e’ una cittadina residente nella zona che aveva cura della cagnetta, regolarmente microchippata e sterilizzata e assolutamente inoffensiva.
La cagnetta veniva curata dalla donna insieme a pochi altri cani superstiti di un avvelenamento nel 2009 a Marina di Pulsano.
E’ stata di certo torturata (ha un buco sul dorso), e poi e’ stata strangolata e incaprettata con piccole corde proprio vicino alle vaschette del cibo.
La crudeltà dell’uomo non finirà mai!
Questo cane, una spinona, di circa 4 anni era stata abbandonata circa tre anni fa a marina di Pulsano, subito soccorsa da Mariaceleste, aveva trovato amore e affetto da noi animaliste che aveavmo provveduto anche a sterlizzarla. Era dolcissima ed inerme, spaventata, correva da noi per un po di cibo ed un sorriso…oggi è stata trovata incaprettata, torturata ed uccisa da Mariaceleste. Vi prego fate girare queste foto perchè chi ha commesso un simile gesto atroce possa trovare la punizione degli uomini, perchè a quella di Dio sarà condannato per l’eternità.
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Questo cane, una spinona di circa 4 anni, era stata abbandonata circa 3 anni fa a Marina di Pulsano. 
Subito soccorsa da Mariaceleste, aveva trovato amore e affetto da noi animaliste che avevamo anche provveduto a sterilizzarla.
Era dolcissima e inerme. 
Spaventata, correva da noi per un po’ di cibo ed un sorriso.
Oggi è stata trovata da Mariaceleste incaprettata, torturata e uccisa. 
Vi prego fate girare queste foto perché ci ha commesso un simile gesto atroce possa trovare la punizione degli uomini. Perché a quella di Dio sarà condannato per l’eternità.
poverina 500x666 poverina

venerdì 23 dicembre 2011

.. Sentite cosa dicono in Parlamento!

Ecco perché il problema non è solo Berlusconi, ma tutto il sistema:Destra, Sinistra e Centro.
Questo Filmato è stato Censurato prima di andare in onda, ma tutti lo devono sapere.. Pochi giorni fa, prima del voto sul piano di Stabilità e la conclamata fine di Berlusconi, hanno votato un emendamento che aboliva alcuni vitalizzi ai parlamentari come la pensione dopo 5 anni, o 1 giorni di parlamento: Sapete come è andata a finire?




Numero Votanti: 520
Numeri Voti Favorevoli: 22!
Numero Votanti a Sfavore: 498!!
Vergogna! e in quei 498 voti ci sono anche quelli del PD, dei Radicali ecc gli unici a favore sono stati quelli dell'IDV! quei 22 parlamentari sono gli unici ricandidabili alle prossime elezioni, sono gli unici parlamentari la dentro!! L'ennesima Bugia al popolo Italiano 

giovedì 22 dicembre 2011

2012. Lo scopriremo solo vivendo

Cosa succederà nel 2012"Chissà che sarà di noi?/ Lo scopriremo solo vivendo". Qualche indizio però c'è già. Sarà un anno di sopravvivenza al quale seguirà il 2013, un anno ancora più duro. Ci aspetta un biennio di ferro. La disoccupazione esploderà. Le famiglie spenderanno meno e attingeranno ai risparmi (chi li ha) per cercare di mantenere il loro tenore di vita. La liquidità diventerà un bene sempre più raro. Le banche non presteranno soldi alle imprese, molte falliranno, strette tra la diminuzione della produzione e l'impossibilità di accedere al credito. Si completerà l'effetto domino iniziato nel 2008. Dopo le banche e gli Stati il contagio toccherà le imprese. Il problema è che dopo le imprese non c'è più nulla. I magazzini si riempiranno di beni invenduti. Le strade di persone senza un lavoro. A cosa servono le merci se nessuno può comprarle? La grande macchina del commercio mondiale rallenterà fino quasi a fermarsi. Molti Paesi entreranno in recessione, l'Italia avrà una diminuzione superiore all'uno per cento e sono ottimista.
Senza soldi, senza lavoro e con il Paese in recessione aumenterà l'emigrazione verso l'estero, già in atto, soprattutto dei giovani, non solo in Europa, ma anche verso la Cinae il Sud America. Per chi rimarrà in Italia la vita sarà grama. I prezzi aumenteranno insieme all'inflazione, come è avvenuto in Grecia. Il Governo dovrà far fronte agli interessi sui titoli che si avvicineranno con i nuovi tassi ai 100 miliardi di euro, per farlo aumenterà le tasse sui beni primari e pagherà parte delle pensioni, degli stipendi pubblici e dei debiti con i privati in Btp. 
Nel 2012 il prezzo degli immobili diminuirà tra il 10 e il 20 per cento, ci sarà una corsa alla vendita, ma pochi compratori. Bisogna prepararsi a un'economia di guerra. Non fare debiti ed estinguere quelli che si hanno se è possibile. Non comprare azioni, non comprare titoli di Stato, non accendere mutui e tagliare le spese superflue. Chi ha dei risparmi apra dei conti deposito in più banche o, meglio ancora, un conto postale. Investite in orti, in terreni da coltivare. La terra è la migliore assicurazione per il futuro. Aggregatevi in gruppi di acquisto solidale, ve ne sono sempre più in ogni città. Quandola crisi passerà vi sentirete più forti, vi sarete abituati a dare un valore alle cose importanti e al vostro tempo. Chissà, forse il periodo che ci aspetta è una benedizione.


tratto da www.beppegrillo.it

sabato 17 dicembre 2011

Internet: una nuova minaccia in arrivo dal Parlamento.

Ci risiamo. L’Italia sta attraversando una crisi economica senza precedenti, è guidata da un Governo di emergenza nazionale che, tuttavia, non sembra capace di guardare all’innovazione come ci sarebbe da [...]




Ci risiamo. L’Italia sta attraversando una crisi economica senza precedenti, è guidata da un Governo di emergenza nazionale che, tuttavia, non sembra capace di guardare all’innovazione come ci sarebbe da attendersi e, come se non bastasse, c’è qualcuno in Parlamento, che – per fare un favore ai soliti amici ed amici degli amici – trova ancora il tempo e l’energia di provare a fare pericolosi sgambetti alla Rete ed all’ecosistema telematico.
L’On. Fava (Lega Nord) ha, infatti, appena presentato un emendamento al disegno di legge recante “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2011” attraverso il quale con la scusa di dare attuazione alla disciplina europea, propone di irrigidire in modo irresponsabile ed insensato l’attuale regolamentazione in material di responsabilità degli intermediari della comunicazione e, in particolare, degli hosting provider.
A rendere “tragicomica” la situazione è la circostanza che si vorrebbe introdurre nel nostro Ordinamento un principio palesemente contrario alla disciplina europea proprio attraverso il varo di una legge che ha lo scopo di adempiere a tale disciplina.
Battute a parte, ecco l’idea dell’Onorevole Fava.
Gli hosting provider dovrebbero essere considerati responsabili dei contenuti pubblicati dai propri utenti non soltando quando – come prevede la disciplina vigente – informati del carattere illecito di tali contenuti da parte della compotente Autorità non si attivino per rimuoverli o renderli, comunque, inaccessibili al pubblico ma anche quando non provvedano in tal senso sulla base delle sole informazioni “fornite dai titolari dei diritti violati dall’attività o dall’informazione”.
Fuor di giuridichese, ciò significa che se l’hosting provider riceve dal titolare dei diritti una mail nella quale gli si dice che la pubblicazione di un certo contenuto è illecita, questi è tenuto a procedere alla sua rimozione a prescindere da ogni verifica circa la fondatezza o infondatezza della segnalazione.
Si tratta di una inaccettabile forma di privatizzazione della giustizia perché si consente ad un soggetto di farsi giustizia da solo e di ottenere la rimozione di un contenuto dallo spazio pubblico telematico sulla base della sola propria posizione, senza alcun contraddittorio né procedimento dinanzi ad un’Autorità terza ed imparziale.
E’ un approccio al problema della tutela d’autore online ancor più insensato e draconiano di quanto non sia quello cui è ispirato il regolamento al quale sta lavorando l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni.
Il risultato dell’eventuale approvazione dell’emendamento proposto dall’On. Fava è semplicemente drammatico: chiunque voglia far scomparire un contenuto “scomodo” da Internet, è sufficiente che scriva al soggetto che ospita tale contenuto, paventandogliene l’illegittimità.
Sin troppo facile prevedere che il fornitore di hosting, pur di sottrarsi ad ogni responsabilità, rimuoverà il contenuto segnalatogli e, così facendo, priverà l’utente che lo ha pubblicato della propria libertà di comunicazione online.
Non è questa la posizione di equilibrio tra tutela del diritto d’autore online e tutela della libertà di manifestazione del pensiero delineata nella disciplina europea della materia.
Ma non basta.
L’On. Fava, infatti, vorrebbe anche sottrarre all’ambito di applicazione dello speciale regime di responsabilità voluto dal legislatore comunitario, l’hosting provider che “metta a disposizione del destinatario dei suoi servizi oggetto del presente decreto, o comunque fornisca o presti a suo favore, anche strumenti o servizi ulteriori, in particolare di carattere organizzativo o promozionale, ovvero adotti modalità di presentazione delle informazioni non necessarie ai fini dell’espletamento dei servizi oggetto del presente decreto, che siano idonei ad agevolare o a promuovere la messa in commercio di prodotti o di servizi ad opera del destinatario del servizio”.
Non ci siamo.
Il punto non è se e quali servizi l’hosting provider fornisca ai propri utenti né con quali modalità quanto piuttosto se ed in che misura tali servizi sono meramente tecnici e non hanno per presupposto la conoscenza del carattere illecito dei contenuti intermediati.
Si tratta di un irrinunciabile principi di diritto che se tradito, determina l’introduzione nel nostro Ordinamento di nuove ed intollerabili forme di responsabilità oggettiva: si finisce con il chiamare l’intermediario della comunicazione a rispondere di una condotta illecita altrui solo perché – pur senza conoscerne l’illiceità – la agevola o, indirettamente, se ne avvantaggia.
E’ un emendamento pericoloso quello in discussione in Parlamento e va fermato a pena, in caso contrario, di trasformare il Paese nella cenerentola d’Europa in fatto di responsabilità degli intermediari e, conseguentemente, di libertà di manifestazione del pensiero.
Sin qui, senza contare – ma solo perché l’emendamento sembrerebbe essere stato dichiarato inammissibile dalla Commissione parlamentare che lo ha esaminato – che lo stesso Fava avrebbe voluto imporre agli hosting provider anche “l’adozione di filtri tecnicamente adeguati che non abilitino l’accesso ad informazioni dirette a promuovere o comunque ad agevolare la messa in commercio di prodotti o di servizi, in quanto tali informazioni contengano parole chiave che, negli usi normali del commercio, indicano abitualmente che i prodotti o i servizi a cui si applicano non sono originali, usate isolatamente o in abbinamento a un marchio o a un segno distintivo di cui il destinatario del servizio non abbia dimostrato di essere il titolare o il licenziatario; l’adozione di filtri tecnicamente adeguati che non abilitino l’accesso ad informazioni dirette a promuovere o comunque ad agevolare la messa in commercio di prodotti o di servizi la cui descrizione corrisponde alla descrizione di prodotti o di servizi contraffattori, che i titolari dei diritti di proprietà industriale ad essi relativi abbiano preventivamente comunicate al prestatore del servizio; l’esercizio di tali filtri anteriormente alla messa on line dell’informazione; la pubblicazione all’interno del sito del prestatore del servizio, in modo chiaro e visibile, di tale regola di esclusione. Al fine di prevenire la violazione delle norme sulla commercializzazione di prodotti o di servizi soggetti a limitazioni legali nella vendita o nella fornitura, tale dovere di diligenza comprende tra l’altro: l’adozione di filtri tecnicamente adeguati che non abilitino l’accesso ad informazioni dirette a promuovere o comunque ad agevolare la messa in commercio di prodotti o di servizi, la cui commercializzazione è riservata a canali di vendita o di fornitura particolari o richiede la prescrizione medica; l’esercizio di tali filtri anteriormente alla messa on line dell’informazione; la pubblicazione all’interno del sito del prestatore del servizio, in modo chiaro e visibile, di tale regola di esclusione.”.
Tutto questo proprio mentre la Corte di Giustizia ha definitivamente chiarito che non si può imporre ad un intermediario della comunicazione di adottare filtri per prevenire la pubblicazione di questo o quell contenuto e ad analoghe conclusioni è giunto il Tribunale di Roma.
Vien proprio da chiedersi che “fava” leggano in Parlamento se mentre si varano iniziative legislative volte ad attuare il diritto dell’Unione europea, si propongono emendamenti che prevedono esattamente il contrario di quanto disposto nella disciplina comunitaria.


tratto da www.leggioggi.it

martedì 13 dicembre 2011

Un’energia oscura sta accelerando l’universo: la scoperta Premio Nobel 2011

Ai fisici americani Saul Perlmutter, Brian P. Schmidt e Adam G. Riess il Premio Nobel 2011 per la Fisica. Nel 1998 scoprirono che l'universo sta accelerando la sua espansione, probabilmente a causa di una forza sconosciuta, l'energia oscura, che potrebbe determinare il destino ultimo del cosmo. Ecco la straordinaria storia della loro scoperta.

Nel 1998 fu definita “la scoperta dell’anno”. Oggi, 4 ottobre 2011, gli americani Saul Perlmutter, Brian P. Schmidt e Adam G. Riess sono stati onorati del Premio Nobel per la Fisica. Con le pioneristiche ricerche cosmologiche compiute dai loro gruppi di ricerca, il “Supernova Cosmology Project” di Perlmutter e Schmidt, e l’High-z Supernova Search Team di Riess, i tre Nobel hanno portato alla luce, poco più di dieci anni fa, quello che è oggi il più grande mistero dell’universo: la sua inaspettata accelerazione.

Hubble, Einstein e l’universo in espansione

Per capire cosa significa questa scoperta, bisogna innanzitutto tornare a Edwin Hubble, l’astronomo americano che nel 1929 scoprì che l’universo si stava espandendo. Una rivelazione sorprendente perché fino ad allora l’opinione generalmente accettata era che l’universo fosse infinito e statico, immobile, uguale fin dalla sua nascita. Albert Einstein, elaborando la sua teoria della relatività, scoprì con suo disappunto che risolvendo le equazioni della teoria si deduceva, invece, un universo instabile. Ritenendo questa conclusione impossibile, aggiunse nelle equazioni un elemento matematico, una costante cosmologica, definita lambda, con la quale bilanciare la forza gravitazionale che rischiava di far contrarre l’universo. La costante cosmologica lambda riportava l’universo alla sua presunta staticità. Un escamotage intellettuale di cui Einstein ebbe modo di pentirsi: lo definì “il più grande errore della mia vita”. Infatti, Einstein poté constatare che la scoperta di Hubble confermava la sua teoria della relatività senza bisogno di introdurre la costante lambda.
Come era riuscito, Edwin Hubble, a scoprire che l’universo si espandeva? Nei primi anni ’20 il nuovo telescopio di monte Wilson, il più grande allora esistente, permise per la prima volta di constatare che la cosiddetta nebulosa di Andromeda non faceva parte della nostra galassia, ma era una galassia a se stante. Ciò era stato possibile analizzando la luce proveniente da Andromeda, e quindi il suo spettro, cioè quel che deriva dalla scomposizione della luce all’interno di un prisma (il nostro arcobaleno). Andromeda era lontana da noi abbastanza da poter escludere con certezza che facesse parte della nostra galassia, benché in realtà si stia avvicinando alla Via Lattea a una velocità tale che si scontrerà con essa tra 3-4 miliardi di anni. Ma Hubble scoprì con stupore che, con l’eccezione di Andromeda, lo spettro di tutte le galassie osservate era spostato verso il rosso. Per capire cosa implicava questa scoperta, basta pensare a un’ambulanza che corre nella nostra direzione, per poi superarci velocemente e proseguire lungo la sua strada. Noteremo che la sirena assume un suono più acuto quando si avvicina, più grave quando si allontana: in realtà, la sirena emette sempre lo stesso suono, ma ci arriva all’orecchio a una frequenza diversa. L’onda sonora, infatti, si “schiaccia” avvicinandosi al nostro orecchio e assume una frequenza maggiore, per poi distendersi nuovamente man mano che l’ambulanza si allontana. Si chiama effetto Doppler. La luce fa lo stesso. Se un oggetto luminoso si allontana da noi, analizzandone lo spettro osserveremo uno spostamento verso il rosso, che insieme al violetto costituisce il limite estremo dello spettro della luce. Questo “spostamento verso il rosso” della luce è un effetto della nostra osservazione: la luce è sempre quella, ma poiché la sorgente che la emette si sta allontanando, l’onda si dilata e la sua frequenza si riduce. Se tutte le galassie hanno uno spettro spostato verso il rosso, significa che si stanno allontanando da noi. Hubble restò perplesso: possibile che la nostra Via Lattea si trovi immobile al centro dell’universo, e tutte le altre galassie in allontanamento? Cosa ci rende così speciali? Niente.

In realtà tutto l’universo si sta espandendo. Anche la nostra galassia, dunque, si sta allontanando dalle altre (fatta eccezione per le due più vicine), secondo una velocità definita dalla “legge di Hubble”:  tanto più le galassie sono distanti dalla Terra, tanto più velocemente si allontanano. Questa scoperta portò i cosmologi a ipotizzare che dunque, se l’universo si espande, un tempo le galassie dovevano essere più vicine. E dovette esistere un momento in cui tutto l’universo non occupava uno spazio maggiore di quello di una noce. Da qui, nacque la teoria del Big Bang. Ma questa è un’altra storia.

L’universo sta accelerando

C’è un problema. Ipotizziamo di lanciare una palla in aria: quanto più forte la lanceremo, tanto più tempo resterà in aria prima di ricadere. Ma prima o poi cadrà, a causa della forza gravitazionale. Ora, la forza impressa dal Big Bang è stata sicuramente enorme, sufficiente a far sì che l’universo continui a espandersi da circa 13,5 miliardi di anni. Tuttavia, anche in questo caso, a un certo punto, la gravità si farà sentire e avrà la meglio sull’accelerazione: così come il pallone ricade prima o poi a terra, così l’universo – la cui massa è infinitamente superiore a quella della palla – ricadrà su se stesso. L’accelerazione dovrebbe quindi arrestarsi e iniziare un ripiegamento, che potrebbe in un lontanissimo futuro produrre un Big Crunch, un enorme scontro di tutta la materia rimasta, compressa in uno spazio non più grande di una noce. Un Big Bang al contrario. E qui, invece, arriva la scoperta del gruppo di Perlmutter, Schmidt e Riess.
Ciò che resta di una supernova dopo l'esplosione
Nel gennaio 1998, in un convegno a Washington, i due gruppi di ricerca presentarono quelle che – tennero bene a precisare – erano solo “conclusioni preliminari”. Si trattava infatti di conclusioni sorprendenti. Il Supernova Cosmology Project e l’High-z Supernova Search Team avevano analizzato lo spettro rispettivamente di 40 e 14 supernove di tipo Ia. Si tratta di un tipo molto particolare di supernove, prodotte dall’esplosione di un sistema stellare binario. Il modello astrofisico che spiega il “funzionamento” di queste supernove riesce anche a prevedere, osservando la loro luminosità, da quanto tempo è avvenuto il fenomeno osservato, e quindi la distanza dalla Terra. Per questo motivo, le supernove Ia sono state definite candele standard: la loro luce, che proviene da miliardi di anni luce di distanza, ci permette di calcolare con esattezza le distanze cosmologiche.
Ovviamente, ci aspettiamo che le supernove più vicine presentino, viste dalla Terra, una luce più intensa di quelle più lontane. Ebbene, si scoprì che non era così: alcune supernove relativamente vicine apparivano più fioche di alcune che invece, poste anche a oltre 10 miliardi di anni luce, risultavano più luminose. Quindi, le supernove a noi più vicine dovevano essere in realtà più lontane del previsto, e quelle apparentemente più lontane sembravano più vicine. Confermate le osservazioni, escluse altre ipotesi (come quella di una “polvere cosmica” che ridurrebbe l’intensità luminosa, errori di calcolo, o confusione sul tipo di supernove osservate), Perlmutter, Schmidt e Riess dedussero che, quando la luce delle supernove più lontane che oggi vediamo fu emessa, diversi miliardi di anni fa, l’universo si espandeva più lentamente. Viceversa, l’universo oggi sta accelerando. Una simile rivelazione va contro il senso comune: è come se lanciaste un pallone in aria e questo, invece di rallentare la sua ascesa per poi cadere, prendesse ad accelerare sempre di più fino a entrare in orbita. Insomma, ci si aspettava che dopo 13,5 miliardi di anni l’accelerazione stesse rallentando, vinta dalla gravità. E invece, sta accelerando. Non solo: nel 2006 Adam Riess, uno dei tre premi Nobel, affermò che l’universo ha iniziato ad accelerare ‘solo’ da circa 5 miliardi di anni fa. Se Einstein fosse ancora in vita, avrebbe potuto prendersi la sua rivincita. I cosmologi di tutto il mondo, infatti, hanno ripescato dagli scatoloni della fisica la sua costante cosmologica lambda restituendogli il ruolo che gli spetta. Ciò in quanto, affinché si possa spiegare un’accelerazione dell’espansione dell’universo, abbiamo bisogno di una forza che contrasti quella di gravità. Questa forza, secondo i cosmologi, esiste. Ma è così misteriosa che l’hanno chiamata, non a caso, energia oscura.

L’energia oscura e il destino dell’universo

Dell’energia oscura sappiamo solo due cose. La prima è che si tratta di una forza repulsiva: mentre la forza gravitazionale attrae i corpi l’uno verso l’altro, l’energia oscura li allontana. La seconda è che l’energia oscura dovrebbe permeare l’intero universo: il 74% di tutto ciò che esiste sarebbe costituito da energia oscura. Sapere che gran parte del cosmo è composto da qualcosa che non conosciamo non è un’idea consolante. Ma per i fisici, è un mistero affascinante. Secondo le teorie più accreditate, quest’energia oscura sarebbe prodotta, paradossalmente, dal vuoto. Non è un controsenso. Il vuoto estremo, nell’universo, non è del tutto vuoto: al suo interno, continuamente, una particella e un’antiparticella ‘virtuali’ si annichilano a vicenda, producendo energia. Il vuoto cosmico è quindi un continuo ribollire di energia, forse sufficiente a contrastare la forza gravitazionale. Se così fosse, resterebbe da capire quant’è grande questa forza, e su tale quesito si stanno concentrando le forze della fisica contemporanea.
Non si tratta di una domanda oziosa: da ciò dipenderà infatti il destino dell’universo. Se la forza gravitazionale riuscirà ad avere la meglio sull’energia oscura, l’espansione del cosmo giungerà a una fine e l’universo inizierà a contrarsi fino al Big Crunch. È probabile che, da esso, scaturisca poi un nuovo Big Bang, favorendo l’ipotesi di un universo ciclico, di cui il nostro non sarebbe, magari, che l’ennesima riproposizione. Se l’energia oscura avrà la meglio sulla gravità, ci attenderà un Big Rip, un grande strappo del tessuto cosmico: l’accelerazione aumenterà sempre più, fino a spezzare anche le molecole, riducendole a particelle elementari, che domineranno l’universo fino alla sua “morte termica”. Ma le due forze potrebbero equivalersi. I fisici sospettano che le cose stiano proprio così. In questo caso, un giorno l’accelerazione rallenterà, fino a far fermare l’espansione cosmica: l’universo resterà in equilibrio, sull’orlo delle due ipotesi estreme, con le due forze esattamente bilanciate. Sarà un universo “piatto”, ma sempre più buio, sempre più vuoto, finché tutta la materia sarà infine inghiottita dai buchi neri. Noi, probabilmente, non ci saremo; ma nei prossimi decenni potremo saperne abbastanza da determinare con sufficiente sicurezza il destino ultimo dell’universo. Una scoperta che varrà certamente un altro meritatissimo premio Nobel.
Tratto da www.fanpage.it

martedì 6 dicembre 2011

Quel piccolo villaggio di irriducibili... islandesi!

Quel piccolo villaggio di irriducibili islandesi Islanda Debito Pubblico Asterix Obelix Claudio Messora Byoblu Byoblu.Com


Il fallimento delle banche non è necessariamente la fine del mondo. Dove esiste ancora una sovranità monetaria, le banche private sono una cosa, lo Stato un'altra. Gli unici che hanno avuto il coraggio di dirlo forte sono stati gli islandesi che, alla proposta di ripianare con l'austerity i debiti conseguenti al fallimento della banca Landsbanki, legato ai depositi IceSave, si sono opposti con ben due referendum. Nel primo, i "no" hanno superato addirittura il 93%. Percentuali bulgare. Significa che quando la gente può esprimersi, quel "fate presto!" del Sole24Ore e la sobrietà di quel Mario Monti del Corriere della Sera diventano cortesi ma irremovibili rifiuti. Per questo i banchieri hanno impedito a Papandreou di fare lo stesso referendum in Grecia e si sono affrettati a piazzare al suo posto Lucas Papademos, un collega di Monti. In Europa, come dice Farage, i referendum devono avere solo due risposte: "", e "Sì, ve ne prego!".


Nei depositi IceSave avevano investito soprattutto olandesi e britannici. Quasi 4 miliardi di euro di perdite. Gli islandesi però si sono rifiutati di pagare, stabilendo il principio che la responsabilità non è dello Stato ma di una banca che, anche se nazionale, è privata esattamente come la Banca d'Italia. 
Il Presidente islandese ha dichiarato che "la Costituzione islandese è basata sul principio fondamentale che il popolo è sovrano. E' responsabilità del presidente far sì che la volontà del popolo prevalga". In due parole, ecco spiegato il senso profondo della parola "referendum". Quello che alla Grecia è stato negato e che in Italia non c'è stato neppure bisogno di negare: la volontà popolare è stata di proposito ignorata, tra gli applausi delle scimmie ammaestrate e del popolo servo, sempre in cerca di un nuovo padrone.

 L'Islanda ha 320 mila abitanti. Qualcuno dice che sono troppo pochi e non fanno testo. Ma se riescono, così in pochi, ad opporsi ad interessi così grandi, cosa potrebbero fare sessanta milioni di persone tutte insieme? Immagino un mondo dove le piazze si riempiono e i banchieri, gli speculatori e finanzieri che fanno girare capitali inesistenti sulle roulette russe delle borse - superiori di un fattore 10 a quelli reali - indebitando i popoli, siano costretti a farsi da parte e a lasciare spazio a chi ha una nuova teoria sulla distribuzione della ricchezza, sull'etica del denaro e un rispetto diverso del concetto di sovranità popolare. Non possono essere un manipolo di tecnici pervertiti a imporre a 7 miliardi di persone un modello di società che premia solo se stessi.

 Perché l'Islanda lo ha capito? Perché il popolo di un'isola del nord Europa ha dimostrato di essere coeso e informato? Sarebbe interessante andare a scoprirlo.Certo è che in Islanda ogni 100 famiglie, 87 sono connesse a banda larga. E il Parlamento islandese ha ratificato, nel luglio 2010, una risoluzione che dà all'informazione online ospitata sull'isola lo status di immunità totale: chi querela un blogger non solo perde per legge, ma viene controquerelato dallo Stato automaticamente. La risoluzione si chiama IMMI (Icelandic Modern Media Initiative). Perchè il sale dell'informazione è il dibattito, il confronto tra posizioni diverse, anche estreme. Non la censura e la querela come arma di intimidazione. E tutto questo accadeva mentre noi perdevamo tempo con il DDL Intercettazioni, immersi nelmedioevo della comunicazione. Sarà per questo che la nuova Costituzione islandese, appena riscritta, è stata partorita proprio sulla Rete, in maniera condivisa? Qui da noi è fantascienza. Ma certo, noi siamo italiani, siamo un popolo di navigatori, di inventori, di allenatori, mica siamo pescatori di balene, noi. 

Ho tradotto per voi un articolo del 28 novembre scorso di Ambrose Evans-Pritchard, international business editor esperto di economia del Daily Telegraph



ALLA FINE HA VINTO L'ISLANDA

Come una piccola isola è andata controcorrente, smentendo tutte le iatture degli economisti

L'OCSE è andata molto vicino a predire una depressione per l'Europa, a meno che i leader europei non riescano a inventarsi un "prestatore di ultima istanza" molto rapidamente, facendo in qualche modo credere al mondo che il fondo di salvataggio EFSF esista davvero.

Anche se il disastro finale sarà evitato, le previsioni di crescita dell'eurozona sono terribili. Italia, Portogallo e Grecia subiranno tutte una contrazione nel 2012 mentre Spagna, Francia, Olanda e Germania raschieranno il fondo del barile.

La disoccupazione raggiungerà il 18.5% in Grecia, il 22.9% in Spagna, il 14.1% in Irlanda e il 13.8% in Portogallo. Invece l'Islanda si distingue, con una crescita del 2.4% e una disoccupazione al 6,1%. Bene, benissimo!

Ecco i dati OCSE:
Islanda dati OCSE Claudio Messora byoblu Byoblu.com

 Insomma, la politica islandese di drastica svalutazione e il controllo sui capitali non ha dimostrato di essere quel disastro che molti avevano predetto. Il suo rifiuto di accettare quel fardello pesante pieno zeppo delle perdite delle banche private non ha trasformato il paese in un lebbrosario.
 L'Islanda ha tenuto insieme il suo tessuto sociale. Se l'Islanda fosse stata nell'eurozona, sarebbe stata costretta a perseguire le stesse politiche reazionarie di svalutazione interna e di deflazione del debito che oggi sono inflitte alle masse di disoccupati lungo tutto l'arco della depressione.

Ambrose Evans-Pritchard

tratto da www.byoblu.com