sabato 26 novembre 2011

COME I CACCIATORI DI PELLICCE UCCIDONO GLI ANIMALI - VIDEO

Animali selvatici presi con le tagliole, finiti con calci al torace o fatti annegare: la verità in un'inchiesta in incognito. (Video sconsigliato ad un pubblico sensibile)

Sono immagini che tolgono il fiato, quelle raccolte in questa inchiesta anonima ripescata dal Corriere.it. I cacciatori di pelliccia sono capaci anche di questo... 




Inchiesta/ Amianto e diossina, l'Italia malata. Diecimila morti in più per i veleni nascosti

Di Benedetta Sangirardi
Amianto, diossina, petrolchimica, discariche pericolose. Porto Marghera e Gela, Taranto e Porto Torres, Brindisi, Massa Carrara. Esiste una cartina, ben definita, dell'Italia malata. Dopo decenni l’eredità lasciata dall’inquinamento industriale degli anni 50-70 è molto pesante. Sono 44 in tutto i centri altamente inquinati, dove la gente muore e dove il tasso di tumori dovuti a fattori ambientali è altissimo. Migliaia le vittime (10mila in più rispetto alla media in soli 8 anni) e a bonificare sono in pochi, pochissimi. I dati vengono offerti dallo studio Sentieri (acronimo che sta per Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità.
Quindici aree al sud, ventuno al nord e otto al centro. La mappa dei siti più pericolosi fotografa un'Italia malata, in cui cittadini rischiano di morire solo perché vivono vicino a fonti di emissioni pericolose: dall'amianto alla diossina. Respirano, mangiano prodotti della loro terra, coltivano. Ma tutto è veleno, e loro non lo sanno. Numeri impressionanti: un decimo della popolazione soffre dell'eredità pesante dell'industrializzazione selvaggia.
Siamo malati per le industrie insalubri e discariche abusive, costruite anche accanto ai centri abitati (è il caso di Taranto, dove l'Ilva confina con il quartiere Tamburi e dove i bimbi muoiono per la diossina). L’Italia avvelenata dall’amianto e dalla diossina da troppi anni aspetta di essere risanata, ma nessuno fa nulla.

Il progetto dell'Iss, finanziato dal Ministero della Salute, analizza la situazione sanitaria di 44 delle 55 località altamente inquinate ribattezzate Sin, cioè "Siti di bonifica di interesse nazionale". Quelle più preoccupanti e in cui, nella maggior parte dei casi, purtroppo gli interventi di risanamento sono tutt'altro che di pronta attuazione.

 
diossina amianto mappa
LA MAPPA DELL'ITALIA MALATA

10MILA MORTI IN PIU' - Esaminando le statistiche di mortalità di queste aree (per un totale di 298 comuni con 5,5 milioni di abitanti) nel periodo 1995-2002 lo studio ha riscontrato un eccesso di mortalità rispetto alle medie regionali: 10mila morti in più in otto anni (di cui, va specificato, 8.933 nel sud Italia) rispetto al numero atteso se si considerano tutte le cause di morte. Cifra che scende a 3.508 decessi se si considerano invece solo le malattie più chiaramente riconducibili al fatto di vivere vicino a impianti siderurgici e petrolchimici, raffinerie, inceneritori, discariche, porti, cave di amianto e miniere.

Il caso più palese è rappresentato dalle 416 morti in eccesso per tumore alla pleura nei siti contaminati da amianto, per la presenza di cave di estrazione del minerale o di impianti di lavorazione (Balangero, Casale Monferrato, Broni, i dintorni dello stabilimento Fibronit di Bari, Biancavilla, Massa Carrara, Priolo, Pitelli e alcuni comuni lungo il litorale vesuviano).
TARANTO, PORTO TORRES, GELA -  Drammatica la situazione nei pressi delle raffinerie di Porto Torres e Gela, delle acciaierie di Taranto, delle miniere del Sulcis-Iglesiente e della chimica di Porto Marghera, zone in cui è stato rilevato un aumento significativo di mortalità per tumore al polmone e malattie respiratorie non tumorali. O i decessi in più per insufficienza renale e altre malattie del sistema urinario alle emissioni di metalli pesanti, composti alogenati e idrocarburi degli stabilimenti di Piombino, Massa Carrara, Orbetello o la bassa valle del fiume Chienti. Solo a Taranto, per fare un esempio, il tasso di tumori per fattori ambientali è aumentato del 40%. E c'è anche un discreto aumento di decessi legati a malformazioni congenite associato all'inquinamento da metalli pesanti e altre sostanze a Massa Carrara, Falconara, Milazzo e Porto Torres.


Taranto, i fumi dell'impianto siderurgico dell'Ilva invadono la città


Patologie che colpiscono indiscriminatamente tutta la popolazione, non solo gli operai che hanno lavorato nelle industrie interessate dallo studio: "Per quasi tutte le malattie considerate – spiega, infatti, l'autrice di Sentieri Roberta Pirastu, della Sapienza di Roma - la mortalità ha riguardato sia gli uomini sia le donne e tutte le classi d'età. Tutta la popolazione quindi è stata più o meno interessata dalla contaminazione diffusa".
AMIANTO KILLER SILENZIOSO, IN ITALIA 3 MILA MORTI L'ANNO - E' il più nascosto del veleni. Si cela ovunque: dalle tubature, alle rotaie ai rivestimenti di tetti e garage. E' l'amianto, il killer silenzioso che miete circa 3.000 vittime ogni anno in Italia, 1.200 per mesotelioma, il tumore "marker" di esposizione a questo minerale. L'impiego dell'amianto e' stato bandito dal nostro Paese da quasi 20 anni ma ne restano nell'ambiente 5 quintali per ogni cittadino, 32 milioni di tonnellate. Il problema dello smaltimento è uno dei più attuali e preoccupa gli oncologi. "Va assolutamente evitata la manipolazione di questo minerale, che deve essere rimosso da personale specializzato. Purtroppo il livello di rischio è ancora sotto percepito dalla popolazione mentre è scientificamente dimostrata la sua pericolosità e il suo potenziale cancerogeno, pari a quello del fumo" spiegano il prof. Giorgio Scagliotti, Responsabile delle Malattie dell'Apparato Respiratorio del San Luigi di Orbassano (Torino) e il prof. Carmine Pinto, Segretario Nazionale dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) - Oncologo Medico del Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna, Presidenti della II Consensus Conference sul mesotelioma.



LE CONSEGUENZE DELL'ESPOSIZIONI AI VELENI 

PIEMONTE PRIMATO NEGATIVO -  Il Piemonte detiene un triste primato (circa 200 nuovi malati l'anno) perchè qui aveva sede l'Eternit, la più importante fabbrica di manufatti in cemento-amianto che abbia mai operato sul territorio nazionale. Il tema dei risarcimenti e della tutela dei diritti è di stretta attualità: il "processo Eternit" è tuttora in corso con oltre 6.000 parti civili coinvolte. "Siamo tutti esposti al rischio ma certamente gli ex lavoratori degli stabilimenti che producevano o trattavano amianto rappresentano la fascia più vulnerabile. Oggi i nostri sforzi sono tesi a capire quale sia la miglior sorveglianza possibile per queste persone - spiegano gli esperti -. Ma è significativa anche l'esposizione familiare: nuovi casi riguardano anche mogli o figli entrati nel passato in contatto con questo minerale tramite gli indumenti dei lavoratori esposti. Il periodo di latenza del mesotelioma è di circa 20-40 anni, e per questo ci attendiamo un aumento dell'incidenza fino al 2015".
MORTALITA' ALL'80% - "Si tratta di una neoplasia molto complessa da trattare - aggiungono Scagliotti e Pinto - con una mortalità dell'80% ma fortunatamente oggi abbiamo a disposizione nuove tecniche diagnostiche e le cure sono più efficaci. In particolare la chemioterapia a base di un nuovo
farmaco, il pemetrexed, ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza e i sintomi. La sfida quindi oggi è capire come controllare al meglio la malattia".

Tratto da www.affaritaliani.it

domenica 20 novembre 2011

La famosa Repubblica Parlamentare




"Quelli che il Parlamento" dicono che vigileranno sul governo Monti. Lo dicono fieri di sè, quasi baldanzosi, noncuranti del fatto di essere appena stati messi da parte come lo scemo del villaggio quando c'è da fare un lavoro che non sia di bassa manovalanza. Ovviamente, nonostante meglio farebbero a nascondersi dietro una tenda come certi bambini vergognosi, non perdono il vizio di raccontare frottole. In realtà non hanno alternativa alcuna rispetto all'approvazione coatta di qualsiasi cosa Monti proponga all'assemblea. 
 Basta ragionare. Ci hanno detto che non si poteva votare perché c'era fretta. Una fretta dannata. Il colpo di spread era pronto ad abbattersi come una devastante invasione di Unni se solo avessimo esitato, tentennato per oltre 24 ore. Tanto infatti ci è voluto a Giorgio Napolitano per nominare Mario Monti senatore a vita. E poi, di lì a poco, presidente del Consiglio. Bisognava attuare subito la letterina della BCE. Tutta, senza indugi. Così come l'Irlanda deve aumentare l'iva al 23% e i suoi cittadini lo vengono a sapere dalla Bundestag, il Parlamento tedesco che evidentemente discute -  prima - quello che - poi - verrà approvato all'Irish Houses of Parliament.

 Dunque spiegatemi: non c'erano neppure 24 ore di tempo perché stavamo fallendo, ci hanno imposto un liquidatore e il suo team di banchieri per "liberare la politica dalle responsabilità che non è in grado di prendersi [...] perché faccia un passo indietro, [...] che è un momento di supplenza" [Pier Luigi Celli, direttore Università Luiss nonché consigliere di Unipol nonché sponsor e mentore dei ministri del governo Monti] e ora vorreste farmi credere che abbiamo tutto il tempo necessario per affossare i provvedimenti urgenti del professore della Bocconi?

 E' evidente anche a un asino che la politica è ostaggio della sua pavidità e dei suoi interessi individuali. Casini lo dice chiaramente: "Chi, tra i partiti, non sosterrà questo governo fino in fondo, pagherà un prezzo elettorale altissimo". Chi glielo andrebbe a spiegare poi agli italiani se un nuovo colpetto di spread, magari quello definitivo, fosse dovuto proprio al voto contrario della Ravetto sullareintroduzione dell'Ici (nonostante proprio il suo partito avesse vinto le elezioni promettendo di togliere la tassa sulla prima casa)? Che poi, di ergersi a paladini della Repubblica Parlamentare i nostri non ne hanno nessuna voglia. Lo dimostra il pizzino di Enrico Letta per Mario Monti. Chissà, forse scritto in virtù del fatto che si conoscono bene, essendo entrambi membri del Comitato Esecutivo dell'Aspen Institute insieme a Gianni Letta, Giuliano Amato, Lucia Annunziata, Romano Prodi, Paolo Mieli, Giulio Tremonti, Emma Marcegaglia etc etc... E uno mica deve sempre pensare male, no? Certamente, dopo avere chiacchierato la sera tutti insieme a tavola, il giorno dopo saranno l'uno il fiero controllore parlamentare dell'altro. Basta con questo complottismo! Del resto cosa gli scriveva, Enrico, al suo amico Mario? "Mario, quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall'esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente". Una chiara, evidente, secca smentita per chiunque pensi che vi siano altre sedi ove condurre il dibattito pubblico al di fuori di quelle istituzionali.

 Chissà, forse ottenebrato dai fumi di queste riflessioni profonde, venerdì sera aL'Ultima Parola ho chiesto ai gentili ospiti in sala come avrebbero mai fatto a esercitare il diritto di veto sulle iniziative del Governo Monti, se avevamo così tanta fretta da essere costretti a chiamare presto un signore da fuori - ché novecento parlamentari non bastavano - per fare finalmente due conti che non fossero sbagliati. Nessuno ha risposto, perché quando si fanno le domande ovvie, o si dà l'unica risposta ovvia oppure è meglio tacere. Tranne la Ravetto, che in maniera un po' confusa ha assicurato che questa è ancora una Repubblica Parlamentare.

 Ma siccome il diavolo fa le pentole e non i coperchi, a fine puntata, incalzata da Paragone, la stessa Laura Ravetto si esprimeva così:

« BISOGNA ANDARE DI CORSA!
L'HA DETTO MONTI.
SI DEVE ANDARE DI CORSA!
LO SOSTERREMO PERCHE' VADA DI CORSA!
 »

 Quindi avete capito? Il Pdl valuterà, caso per caso, se e in quali e quanti modi SOSTENERE DI CORSA il Governo Monti. Cioè la famosa Repubblica Parlamentare.


Tratto da www.byoblu.com

lunedì 14 novembre 2011

DRAGHI E NAPOLITANO DEVONO ESSERE ARRESTATI E PROCESSATI

I golpisti finanziari che hanno terminato la democrazia italiana dopo 63 anni di vita sono stati condotti al Palazzo italiano da Mario Draghi e dal Group of Thirty. Ad attenderli dentro il Palazzo vi era Giorgio Napolitano, da 35 anni uomo di punta in Italia del Council on Foreign Relations degli USA e amico delle loro multinazionali, come da lui stesso dichiarato su Business Week. 
Si consideri quanto segue:

1) La sovranità legislativa italiana, quella economica ed esecutiva, già compromesse dai Trattati europei e dall’Euro (si legga Il Più Grande Crimine 2011), sono state terminate del tutto. Ciò è evidente persino nei titoli del Corriere di questi giorni, non c’è bisogno di leggere Barnard o altri.
2) Le misure di austerità - si legga la rapina della pubblica ricchezza e del futuro di milioni di famiglie italiane attraverso un collasso pilotato dell’economia che tali misure portano senza dubbio - non hanno ora più ostacoli.
3) Saranno decenni di sofferenze e lacrime e sangue per i cittadini, un impoverimento mai visto dal 1948 e tanti morti anzi tempo a causa della demolizione dei servizi.
I punti 1, 2 e 3 formano i contenuti sufficienti per un’accusa di alto tradimento della patria da parte di Mario Draghi e di Giorgio Napolitano, che devono essere incriminati e arrestati. Se pensate che questa sia retorica di un esagitato, si legga la letteratura economica americana sulla crisi dell’Eurozona per fugare ogni dubbio, e si visiti l’Irlanda o la Grecia, vittime prima di noi di questi golpisti. Questo è un colpo di Stato.
Mario Draghi è membro del Group of Thirty (GOT), dove la sua presenza segna il più scandaloso conflitto d’interessi della storia italiana, alla luce del disastro democratico che stiamo vivendo (prendano nota i demenziali travagliati dipietrosi che per anni sono corsi dietro al conflitto d’interessi del presunto ladro di polli e hanno ignorato quello dei veri ladri planetari). Il lavoro dell’eccellente Corporate Europe Observatory ha denunciato il GOT e ciò che vi accade. Fondato nel 1978, è una lobby dove impunemente i grandi banchieri si mischiano a pubblici funzionari di altissimo livello. Ecco i principali membri: Jacob A. Frenkel, di Jp Morgan Chase - Gerald Corrigan, Managing Director del Goldman Sachs Group - Jacques de Larosière, Presidente del Gruppo UE sulle risposte alla crisi finanziaria - William C. Dudley, ex Goldman Sachs oggi alla Federal Reserve di NY - Mervyn King, governatore della Banca Centrale d’Inghilterra - Lawrence Summers, ex ministro del Tesoro USA, oggi al Bilderberg Group - Jean-Claude Trichet, uno dei padri dell’Euro, ex governatore della BCE - David Walker Senior Advisor, Morgan Stanley International - Zhou Xiaochuan, governatore Banca Centrale Cinese - John Heimann, Istituto per la Stabilità Finanziaria - Shijuro Ogata, Vice Presidente, Commissione Trilaterale - inoltre vi sono passati Tommaso Padoa-Schioppa (ex Min. Finanze) e Timothy Geithner (attuale Min. Finanza USA).
Cioè, in esso si mischiano i lobbisti della finanza bancaria più criminosa della Storia e i pubblici controllori delle medesime banche.
Mario Draghi arriva alla BCE fra il 31 ottobre e il primo novembre. Il colpo di Stato finanziario contro l’Italia si svolge nella settimana successiva, il governo eletto ne è spazzato via. Mario Draghi poteva fermare la mano degli speculatori golpisti semplicemente ordinando alla BCE di acquistare in massa i titoli di Stato italiani. Infatti tale acquisto avrebbe, per la legge basilare che li regola, abbassato drasticamente i tassi d’interesse di quei titoli, il cui schizzare in alto a livelli insostenibili stava portando l’Italia alla caduta nelle mani degli investitori golpisti. I mercati si sarebbero fermati, resi inermi di fronte al fatto che la BCE poteva senza problemi mantenere a un livello basso costante i tassi sui nostri titoli di Stato. Ma Mario Draghi siede alla BCE e non fa nulla. Non siate ingannati dalla giustificazione standard offerta per questo rifiuto di acquistare titoli italiani da parte della BCE. Vi diranno che le è proibito per statuto, ma non è vero: infatti clausole come la SMP Bond Purchases lo permettono, e anche le regole sulla stabilità finanziaria del trattato di Maastricht, come scritto di recente da Marshall Auerback e da altri. Draghi poteva agire, eccome.
Risultato: il golpe. Da ora le elite finanziarie sono col loro aguzzino Mario Monti al governo a Palazzo Chigi. Fine della democrazia italiana fondata nel 1948. Comandano i mercati, non il Parlamento.
Tutto ciò è stato ampiamente discusso da Mario Draghi con i suoi camerati al Group of Thirty, secondo un copione che trapelava da anni sulle pagine della stampa finanziaria anglosassone. Silvio Berlusconi era stato avvistato più volte dell’esistenza di quel copione: “L’Italia ha problemi gravissimi, ha bisogno di una iniezione di libero mercato con riforme economiche neoliberali… fra cui ridurre le tasse, tagli all’impiego pubblico e alle pensioni, rafforzare il settore dei servizi privati, e rendere più facili i licenziamenti”, cioè esattamente quello che sta accadendo in queste ore nelle riforme che il golpe ci ha imposto, facendosi beffe del Parlamento non più sovrano. La prescrizione in corsivo è del Neoliberista fanatico Alberto Alesina nell’Aprile del 2006. Lo stesso anno in cui Draghi prendeva il comando della Banca d’Italia, dopo aver lasciato la banca d’investimento più criminosa del mondo, Goldman Sachs, in cui resse una posizione di comando nel settore Europa proprio mentre la Goldman aiutava la Grecia a truccare i propri conti pubblici nel 2002.
Tornando al golpe. Le conseguenze sociali, le sofferenze per milioni di italiani per decenni, la scure che si abbatte sul futuro dei nostri piccoli, sui pochi preziosi anni che rimangono agli anziani, sull’ambiente, e sulla democrazia, saranno tragici. Nell’ordine di migliaia di volte peggiori di qualsiasi danno le mafie regionali abbiano mai potuto infliggere all’Italia, col concreto pericolo di prostrarla per intere generazioni. Alla luce di tutto ciò, e mentre si fatica a non emigrare di fronte all’idiozia epica di masse di italiani che festeggiano l’arrivo dei golpisti (sic), è doveroso chiedere l’incriminazione e l’arresto per alto tradimento dei cittadini italiani Mario Draghi e Giorgio Napolitano. Prego quindi l’eventuale giurista che leggesse queste righe di informarmi sulla procedura per inoltrare una denuncia in tal senso. Se, come temo, essa non esiste, nulla cambia della sostanza di quanto scritto.
p.s. Prego i diversi colleghi che usano in Tv, ai dibattiti o in radio i fatti che scopro e denuncio, di almeno citarmi come fonte. Grazie.
Paolo Barnard

Fonte: www.paolobarnard.info

domenica 13 novembre 2011

Dovete restare in apnea


La comprensione chiara e generale del disegno complessivo che muove le cose del mondo, sia detto chiaramente, è fuori dalla portata di tutti noi. Forse anche di quegli stessi che si trovano, per meriti o per logiche aristocratiche, ai vertici della società globale. Del resto i rapporti tra i singoli individui – e quindi tra i gruppi di cui fanno parte – sono governati dalla matematica del caos, dalla teoria delle rete o, se volete, dall’effetto del famoso battito d’ali di farfalla.

Detto questo, vi sono certamente delle spinte che tengono a riorganizzare il tessuto sociale per favorire l’ascesa di alcuni interessi a discapito di altri. Quando questi stimoli si organizzano in maniera trasparente e condivisa parliamo di politica. Quando si organizzano lontano dai riflettori, realizzano un sistema dentro al sistema che genera interrogativi e proietta ombre talvolta inquietanti. Su questo, perlomeno, mi pare non ci si possa dividere. Lo stesso Zbigniew Brzezinski, membro fondatore della Commissione Trilaterale su mandato di David Rockefeller, del Gruppo Bilderberg nonché consigliere per la sicurezza nazionale durante il mandato presidenziale di Jimmy Carter,  nel 2007 diceva:

“Certamente in qualsiasi sistema politico ci sono accordi che si stringono al tavolo e accordi che si stringono sotto al tavolo. Se parliamo delle organizzazioni che hai menzionato, in realtà sono tuttesopra al tavolo. Sappiamo chi sono. Sappiamo cosa fanno. Probabilmente in molti casi esageriamo la loro influenza. Ma, cosa più importante, operano con trasparenza. Chiunque voglia sapere cosa fa il Consiglio sulle Relazioni Estere (Cfr) può facilmente scoprirlo.”

Difficile dire altrettanto, però, del Gruppo Bilderberg, una conferenza annuale dove si incontrano le stesse persone che occupano, in massima parte, il ruolo di membri della Commissione Trilaterale e quello di ministro, segretario e parlamentare nei nostri parlamenti (da Mario Monti a Giulio Tremonti a Emma Bonino e così via) e dove l’accesso è rigorosamente vietato a qualsiasi giornalista. Rockefeller, ex presidente della Chase Manhattan Bank, lo stesso che ha fondato la Commissione Trilaterale e che ovviamente, per non farsi mancare niente, è membro anche del Bilderberg, avrebbe dichiarato:

“Siamo grati al Washington Post , al New York Times, al Time e ad altre grandi testate i cui editori hanno partecipato ai nostri meeting rispettando il loro impegno di discrezione per quasi 40 anni. Sarebbe stato impossibile per il Gruppo Bilderberg sviluppare il proprio piano per il mondo se fosse stato soggetto alle luci dei media in questi anni”.

 Al di là della veridicità di questa affermazione, molto discussa come è logico che sia per qualsiasi dichiarazione resa in un consesso privato e vietato alla stampa ma estremamente ragionevole perchè "si sa che il mondo funziona così" (come dice Cacciari), viene naturale domandarsi quali siano nel nostro paese gli editori e le testate che hanno partecipato “con discrezione” al “piano per il mondo – sezione Italia". Chi ha sponsorizzato Monti? Mi vengono in mente decine di prime pagine del Corriere della Sera. Chi dirige quel quotidiano? Hanno ragione le molte fonti che lo riportano come un membro Bilderberg? A noi comuni mortali non è dato sapere. Però possiamo intuire cosa pensino la maggior parte dei membri della Trilaterale e del Bilderberg rispeetto alle forme di governo e ai loro limiti, visto che sono sempre le stesse persone che passano da un circolo del bridge a un circolo di Burraco al circolo di Camera e Senato. Basta leggere il rapporto The Crisis of Democracy, il quale sostiene che negli States vi sia un eccesso di democrazia, che un’eccessiva partecipazione democratica abbia paralizzato i sistemi politici nell’Europa dell’est e che le uniche democrazie che abbiano mai funzionato siano state quelle dove una significativa parte della popolazione è restata ai margini del dibattito politico, letteralmente “in apnea”.

Ora mi pongo e vi pongo una domanda. Visto che Mario Monti, oltre che valente economista, è anche un uomo Commissione Trilaterale, Goldman Sachs e Bilderberg, esattamente come Lucas Papademos che guarda caso si è insediato ad Atene nello stesso identico momento in cui i governi di Italia e di Grecia cadevano simultaneamente, e visto che Milano Finanza riporta che Goldman Sachs sarebbe all’orgine  dell’ondata di speculazione che ha aggredito i titoli di stato italiani, dichiarando nel contempo in un comunicato stampa che le “elezioni sono lo scenario peggiore per i mercati” (sui quali influiscono grazie al cosiddetto “parco buoi”) e  che ci vuole un “governo tecnico per abbassare lo spread”, è lecito per un cittadino chiedersi quali e quanti di questi accordi siano stati presi sotto al tavolo?

Se pensate che sia lecito, allora ritagliatevi una ventina di minuti e guardate il video che introduce questo post. E’ di qualche giorno fa, dunque gli ultimi aggiornamenti non ci sono, ma analizzeremo insieme da dove arrivano Mario Monti e soprattutto Lucas Demetrios Papademos, i due podestà forestieri che la finanza mondiale rispettivamente sta per porre a capo del Governo italiano in un caso, e che ha già posto a capo di quello greco nell’altro.

Se invece pensate che non sia lecito e che dovremmo completamente disinteressarcene, per consentire a “chi sa” di “fare” mentre noi, come spiega beneThe Crisis of Democracy, ce ne stiamo tutti in apnea, tranquilli tranquilli ai margini del dibattito pubblico, allora per me non ci sono problemi. Mi basta che tutti insieme prendiamo atto del fatto che il termine “democrazia”, così come è comunemente inteso, è una favola buona per addormentare i bambini. Anche questo è un risultato utile, perché peggio della consapevolezza di poter contare su un diritto di rappresentanza limitato c’è solo l’illusione di sovrastimare la storia del popolo sovrano.

tratto da www.byoblu.com

domenica 6 novembre 2011

Il massacro dei delfini a Taiji e la verità sui delfinari

Ogni anno a Taiji, nel sud del Giappone, per 6 mesi consecutivi migliaia di delfini vengono brutalmente uccisi. Ciò che si nasconde dietro questo massacro è l’industria miliardaria della cattività. Il documentario premio Oscar “The Cove” ha mostrato al mondo per la prima volta l’atroce brutalità di questa mattanza e ci mostra quali sono le reali condizioni di vita dei delfini in cattività.

Sino al 2003 questa caccia era sconosciuta fuori dal Giappone e solo una denuncia della Sea Shepherd Conservation Society la rivelò al mondo. Il governo giapponese, indignato, reagì posizionando sulla riva teloni e filo spinato per nascondere ciò che succede, posizionando cartelli per vietare la ripresa fotografica e filmata della mattanza e mettendo guardie a pattugliare la zona contro l’avvicinamento di chiunque volesse proteggere questi animali.
Nel 2010, però, il documentario premio Oscar “The Cove” ha mostrato al mondo ciò che accade a Taiji e, chissà per quale motivo, è stato bandito in Giappone. Questo documentario, ideato dall’ex addestratore di delfini Ric O’Barry e diretto da Louie Psihoyos, è stato girato in segreto per cinque anni. Grazie ad appostamenti notturni, telecamere nascoste, elicotteri telecomandati e immersioni clandestine, “The Cove”, ha documentato per la prima volta l’atroce brutalità di questa mattanza e ci mostra quali sono le reali condizioni di vita dei delfini in cattività, di come queste meravigliose creature soffrano a vivere rinchiuse nelle piscine, destinate ad esibirsi per dilettare gli uomini ed i bambini.
Questo è il trailer del film con i sottotitoli in italiano. L’intero documentario è visibile on-line in italiano su YouTube diviso in 8 parti. Le troverete aprendo il link del trailer. L’ultima parte è quella in cui le telecamere nascoste hanno ripreso la mattanza.

Cosa avviene nella “Baia della morte”?

I pescatori giapponesi si posizionano sulle rotte migratorie dei delfini. Una volta avvistati, immergono in acqua lunghi tubi d’acciaio che, percossi, producono un suono che interferisce con l’abilità di orientamento dei delfini. I pescatori, poi, li spingono verso un’ampia baia  che viene chiusa da spessi strati di rete. Per  evitare che fuggano, i pescatori infliggono gravi ferite ad alcuni esemplari: i delfini sono animali estremamente socievoli e non abbandonerebbero mai un membro della famiglia ferito o in difficoltà.
Questi delfini vengono lasciati per giorni nella baia. Il giorno della mattanza vengono spinti nell’acqua bassa vicino alla spiaggia e qui vengono brutalmente uccisi. I pescatori usano arpioni e uncini per colpire gli animali. Ogni esemplare impiega dai 6 ai 20 minuti per morire dissanguato o soffocato, mentre gli altri membri del branco nuotano freneticamente intorno ad esso urlando di dolore.
I corpi vengono poi portati in un centro di macellazione e la carne viene venduta in tutto il Paese, spesso spacciata per carne di balena. Il governo giapponese, però, tace sul fatto che questa carne sia inquinata da concentrazioni elevatissime di mercurio.

Perché avviene? L’industria della cattività dei delfini

Il settore della caccia dei delfini dedito al consumo della loro carne, di per sé, non è molto remunerativo per i pescatori giapponesi. In realtà ciò che si nasconde dietro al massacro di Taiji, è l’industria della cattività dei delfini: è un settore miliardario, basti pensare che ogni delfino viene venduto a circa 150.000 dollari.
Alcuni esemplari vengono scelti per essere venduti ai delfinari o agli acquari di tutto il mondo. I pescatori tendono a scegliere giovani madri per questo scopo: una volta individuate, le spingono verso la riva e fuori dall’acqua separandole dai piccoli, che poi vengono uccisi.
Quasi la metà dei delfini che vivono in cattività, però, muore nel giro di due anni, chi sopravvive, non vive più di 7 anni, mentre, gli esemplari che vivono in libertà, raggiungono anche i 45 anni di vita. La vita in ambienti asettici come i delfinari rende le loro difese immunitarie deboli e facilmente attaccabili. I delfinari, inoltre, non hanno alcun carattere scientifico e didattico ma danno una visione distorta della vita in cattività degli animali, facendoli apparire felici e giocosi, in realtà ciò che loro fanno è solo il riflesso di sfruttamento e torture perché, addestrati con il sistema della deprivazione alimentare, sono costretti ad eseguire correttamente gli ordini impartiti dall’addestratore. Le fantomatiche ricerche scientifiche condotte nei delfinari sono una copertura delle attività commerciali che sfruttano i delfini.
Il celebre biologo marino Jacques Cousteau diceva: “senza alcuna conoscenza delle malattie che avremmo potuto trasmettere loro li abbiamo costretti ad abituarsi a recinti piccoli ed angusti. Senza alcuna conoscenza della loro sensibilità ai suoni, abbiamo dato per scontato che si sarebbero abituati ad un ambiente chiuso, in muratura. Allora non ne sapevamo abbastanza. Oggi dopo 30 anni di esperienza di mammiferi marini in cattività, ne sappiamo molto di più. Tuttavia continuiamo a cacciarli, isolarli ed esibirli a fini di lucro. È ora che queste pratiche finiscano.”
Nonostante le migliaia di lettere, email e proteste, il governo giapponese permette che questo orrore continui. Ora però, lo spazio della baia non è più recintato e protetto e, dal 2010, volontari di Sea Shepherd Conservation Society sono presenti a Taiji  per l’intera stagione per documentare ogni giorno di caccia attraverso immagini e racconti, per far sì che questo brutale massacro sia sempre sotto gli occhi dell’opinione pubblica, per far sì che venga definitivamente fermato il prima possibile.
Anche molti personaggi famosi si sono attivati per questa causa, guardate questo video dedicato alla sensibilizzazione per i delfini di Taiji…

Ogni persona che assiste ad uno spettacolo di delfini finanzia con i propri soldi questo massacro.
Per assistere ad un vero spettacolo con i delfini, per poterli osservare mentre si divertono e nuotano in mare aperto, basta cerca su internet la parola “dolphin watching” e scoprirete una forma alternativa, più bella e sicuramente meno crudele di interagire con loro.
Per ulteriori informazioni, per dire basta a questo massacro, visitate questi siti web:


Tratto da : http://www.fanpage.it