martedì 24 luglio 2012

I FERROVIERI DE LA CGIL CHE VOGLIAMO NON E' CHE UN ABBAGLIO


I FERROVIERI DE LA CGIL CHE VOGLIAMO
                                              NON E' CHE UN ABBAGLIO
A prima vista sembra una buona notizia.
Ad oltre quattro anni dal varo della piattaforma per il nuovo “Contratto della Mobilità” ed a tre anni dall’ultimo aumento tabellare, è stato siglato, e quasi certamente verrà firmato il 20 luglio, l’accordo relativo all’area delle Attività Ferroviarie. Detto in altri termini, il CCNL delle Ferrovie ed il corrispondente integrativo per le FS.
Avrà validità fino al 31 dicembre 2014, ossia coprirà, dal punto di vista retributivo, 66 mesi!
Da qui la prima riflessione. Se si considera che è da giugno del 2009 che le nostre retribuzioni sono ferme, gli aumenti previsti nell’ipotesi di accordo (per il livello C1 160 € a regime cui si aggiunge un’una tantum che non agisce sul tabellare né sugli istituti contrattuali di 1854 €) non sono poi così consistenti come potrebbero apparire, anzi, a conti fatti, risultano ampiamente insufficienti persino a coprire la perdita di potere di acquisto delle nostre retribuzioni. In altri termini guadagnamo sempre meno.
Se ciò, tuttavia, fosse l’unico metro per dare una valutazione, visti i tempi che corrono, lo diciamo con franchezza, faremmo fatica a dare un giudizio negativo.
Il problema è che c’è dell’altro … e che altro!
Per la prima volta, almeno dal dopoguerra, i sindacati hanno accettato, nell’integrativo FS, un aumento dell’orario da due a quattro ore settimanali. Sono diminuiti i riposi, peggiorate sensibilmente le turnazioni. Un bel modo per difendere l’occupazione in tempi di crisi.
Il tutto in cambio di cosa?
  • Non, come abbiamo visto, di un aumento retributivo reale.
  • Non dell’unificazione dei lavoratori nel Contratto della Mobilità, che invece appare sempre più come una chimera.
  • Non della difesa del settore più debole e ricattabile, quello degli appalti. Per questi il contratto ancora non c’è, verrà sottoscritto nei prossimi giorni (forse) e soprattutto non c’è la fondamentale clausola sociale (invitiamo in proposito coloro che negli impianti stanno sostenendo il contrario a leggersi attentamente gli articoli 16 … poi ci sapranno dire).
Dunque, chi oggi contrabbanda l’ipotesi di accordo come un risultato positivo per i ferrovieri, sta prendendo un grosso abbaglio. Lo specchietto delle allodole di un po’ di Euro, per di più dovuti, non deve trarre in inganno.
Nel complesso il giudizio non può che essere negativo ed invitiamo perciò i colleghi ad esprimersi in questo senso SE e QUANDO i sindacati si degneranno di sentire anche il parere dei lavoratori.

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