mercoledì 29 febbraio 2012

No Tav - L'Italia adesso vuole sapere



Si fa presto a dire: non si sale sui tralicci e non si picchia la gente. Lo diceva anche De André: “Si sa che la gente dà buoni consigli, sentendosi come Gesù nel tempio…”. Si fa presto ma, al contrario di quel che avviene “a pensar male”, molto spesso non ci si azzecca. 

 In Val di Susa c’è una guerra, e non è una guerra da tastiera di pc. La gente è doppiamente indurita: al carattere montagnoso e temprato si aggiungono anni ed anni di vita in trincea, passati a riscaldarsi dentro a baracche improvvisate, di giorno e di notte, al gelo, sotto la neve e con il ghiaccio, pronti ad essere svegliati nel cuore della notte da una catena di sms pur di non arretrare di un millimetro. Pur di non farsi rubare il futuro mentre dormono. E non sono sfaccendati, perditempo o debosciati, come certa stampa e certi commentatori distratti amano definirli per lavarsene le mani e tornare ad occuparsi della farfallina di Belen. Sono docenti universitari, sono ingegneri, sono politici e sono sostenuti da ricerche pubblicate perfino sul Sole24ore. La loro frustrazione è comprensibile ed è anche la mia.


 Tutto è racchiuso in una semplice domanda: perché chi dice che la Tav è inutile argomenta con dati a supporto, mentre chi dice che la Tav è imprescindibile lo fa per partito preso, quasi si trattasse di un mantra che è vietato mettere in discussione? Perché non abbiamo mai visto una trasmissione televisiva dove i numeri, i fatti e gli esperti sono messi a confronto, invece dei soliti talk show dove politici chiacchieroni affrontano demagogicamente la questione senza entrare nel merito delle obiezioni? A cosa serve “esattamente” la Torino – Lione? C’è una sola persona al mondo che ce lo può spiegare con chiarezza? Perché bisogna essere chiari, quando si chiedono 8 miliardi di euro(22, perché anche i fondi europei sono soldi nostri) a un popolo già ridotto allo stremo dalla disoccupazione, dai tagli allo stato sociale e dall’imposizione fiscale.

 Se un agricoltore cui stanno sequestrando la terra - senza,  pare, un valido mandato -  sale su un traliccio, è impossibile da comprendere o bisogna per forza rendersene conto quando un giorno arriva una ruspa e vuole demolirci il salotto? Se per quanto si gridi e ci si sforzi di ragionare, certa stampa insiste per presentaci come facinorosi senza presentare gli studi approfonditi a supporto delle nostre ragioni, è comprensibile una certa tensione nei confronti delle troupe giornalistiche, o siamo tutti diventati improvvisamente un popolo di Buddah impassibili e distaccati dal mondo?

 Detto questo, non bisogna cadere neppure nell’errore di pensare che allora sia tutto permesso. Provocare un poliziotto facendosi scudo del suo senso del dovere, forse nella speranza che reagisca, o peggio ancora aggredire una troupe per via di un articolo di giornale, non è mai giustificabile. 

 Gli italiani non sono informati circa la reale utilità della Tav in Val di Susa. Lo si capisce dal tono dei commenti ed è comprensibile, se si pensa che il servizio pubblico ha sempre cercato di iper-semplificare e, in qualche caso, di demonizzare. Passera farebbe meglio a non fare dichiarazioni di intenti stentoree e autoritarie (“Avanti con i lavori!”). La democrazia non è come le Poste italiane. Piuttosto, faccia il ministro e amministri. L’inizio dei lavori deve essere posticipato e deve essere avviato immediatamente un dibattito pubblico, ma non a livello locale: nazionale. Perché la Tav è sempre stata una questione che riguarda tutti gli italiani. Gli investimenti ricadranno sotto forma di debito pubblico sulla generazione dei nostri figli e dei figli dei nostri figli. Abbiamo il diritto di sapere se serve davvero, e perché, o se stiamo solo facendo un favore alle mafie.

tratto da www.byoblu.com

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