mercoledì 17 aprile 2013

Disfarsi gratis e legalmente della vecchia tv, frigorifero e lavatrice


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Ogni commerciante che vende un apparecchio elettrico o elettronico è obbligato a ritirare quello vecchio: l’acquirente infatti paga una tassa apposita, il contributo RAEE.
Quando si acquista un elettrodomestico, piccolo o grande che sia, spesso ci si chiede come disfarsi di quello vecchio, specie se inservibile.
Questi prodotti, infatti, non possono essere gettati nel comune cassonetto della spazzatura. Bisognerebbe contattare dei centri di raccolta specifici; in pochi lo sanno e in pochissimi lo fanno. Così spesso ci si rivolge a “qualcuno che ha un furgone”, accettando implicitamente che l’elettrodomestico finisca in qualche discarica abusiva o nella campagna più vicina, occultato nella vegetazione.
Ma esiste una modalità di smaltimento molto più semplice e per giunta legale per la quale, tra l’altro, il cittadino ha già pagato. Quando si acquista un elettrodomestico, il rivenditore è obbligato a ritirare gratuitamente quello vecchio di cui ci si deve disfare, indipendentemente dal fatto che l’apparecchio obsoleto sia stato a suo tempo venduto da un altro soggetto [1]. È comunque tenuto a farlo sol perché è stato comprato un nuovo apparecchio.
Unica condizione è che l’apparecchio che si intende restituire sia equivalente a quello acquistato. In altre parole, se si compra un tostapane, non si può restituire un frigorifero.
Ogni volta che si acquista un’apparecchiatura elettrica o elettronica [2] – un frigorifero, un televisore, un cellulare, un computer ecc. – il prezzo pagato comprende il cosiddetto contributo RAEE [3]: si tratta di una tassa preventiva che servirà a sostenere i costi di raccolta, trattamento, recupero e smaltimento del prodotto una volta giunto a fine vita.
Il consumatore, cioè, nel momento in cui acquista questo tipo di beni, paga già le spese legate alla loro dismissione: è per questo che non dovrà sborsare alcuna somma ulteriore nel momento in cui intenda disfarsene.
Molti rivenditori, però, non conoscono tale normativa o volutamente la violano, rifiutandosi di ritirare il vecchio elettrodomestico o accettando di farlo solo dietro pagamento.
È bene sapere che il rivenditore è obbligato per legge e, se si rifiuta di ritirare l’apparecchio elettrico o elettronico a titolo gratuito, è punibile con una sanzione amministrativa da 150 a 400 euro per ciascuna apparecchiatura non ritirata o ritirata a titolo oneroso [4].
[1] In base all’art. 6, c. 1, lett. b, “i distributori assicurano, al momento della fornitura di una nuova apparecchiatura elettrica ed elettronica destinata ad un nucleo domestico, il ritiro gratuito, in ragione di uno contro uno, della apparecchiatura usata, a condizione che la stessa sia di tipo equivalente e abbia svolto le stesse funzioni della nuova apparecchiatura fornita”.
[2] Le cosiddette AAE, acronimo di apparecchiatura elettrica o elettronica: in base a quanto disposto dall’art. 3, c. 1 lett. a del d.lgs. n. 151 del 25.07.2005, rientrano in questo ambito le apparecchiature che dipendono, per il loro funzionamento, da correnti elettriche o da campi elettromagnetici e le apparecchiature di generazione, di trasferimento e di misura di questi campi e correnti, appartenenti alle categorie di cui all’allegato 1 A del d.lgs. n. 151 del 25.07.2005.
[3] Acronimo di “rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche”.
[4] Art. 16, c. 1 del d.lgs. n. 151 del 25.07.2005.

Tratto da http://gek60.altervista.org

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